Il vuoto e il nulla cosmico
Chiacchierando per telefono con il caro amico Frank abbiamo sfiorato il significato di “nulla”. Ci ho pensato a lungo e vorrei proporvi una discussione a riguardo, rifacendomi a uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi: Parmenide del VI secolo avanti Cristo.
Lui scrive:
Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso,
quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare:
l'una che "è" e che non è possibile che non sia,
e questo è il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità);
l'altra che "non è" e che è necessario che non sia,
e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile:
infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile),
né potresti esprimerlo.
… Infatti lo stesso è pensare ed essere
Una “definizione” di nulla che va ben oltre altre due celebri frasi: “Cogito ergo sum” di Cartesio e “Essere o non essere” di Amleto. In questi due casi il non essere è un qualcosa di “tangibile”, nel primo caso è tutto ciò che non pensa, nel secondo caso è qualcosa di molto vicino alla morte.
Parmenide è decisamente più drastico e, secondo lui, l’essere non è solo qualcosa che può pensare, ma anche tutto ciò che può essere pensato. Una pietra, quindi, esiste perché può essere pensata, così come esiste tutto ciò che la nostra mente può immaginare.
Come avete già capito, questa analisi è pura filosofia, in quanto definisce come nulla il non essere, ossia l’impensabile. Ora mi chiedo, potremmo trasportare questo concetto filosofico nel campo della fisica? In altre parole, potremmo descrivere una differenza tra il “vuoto” e il “nulla”.
Facciamoci aiutare da Parmenide…
Il vuoto è un qualcosa che esiste per il semplice fatto che è possibile non solo pensarlo ma anche misurarlo. Esso permette il passaggio dal macrocosmo al microcosmo e li unisce senza soluzione di continuità. Per i nostri limitati sensi è facile descrivere il vuoto: una regione di spazio in cui non vedo e non sento niente. Accidenti è già emersa la parola niente, nulla, ma a sproposito. Seguendo Parmenide se qualcosa non si vede e non si sente è un qualcosa che comunque esiste, dato che riesco a pensarla. Se fosse veramente il nulla non potrei nemmeno immaginarlo.
Cambiamo quindi la definizione di vuoto e rendiamolo sempre più fisico: una regione di spazio in cui i miei sensi non vedono e non sentono solo perché sono limitati. L’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate riesce, però, a permettere di descrivere quantitativamente questo “nostro” vuoto dimostrando che è pieno di “particelle”. Potremmo anche eliminare tutte le impurità, ma non avremmo il vuoto, se non altro perché ovunque nell’universo (la u è volutamente minuscola) si registra il rumore cosmico di fondo, un qualcosa che annulla immediatamente la definizione di nulla. Stiamo per sorpassare la “prima” porta verso il microcosmo.
Potremmo andare ancora oltre e pensare di potere annullare la radiazione di fondo. Avremmo raggiunto il vuoto e quindi cercare di paragonarlo al nulla? Assolutamente no, dato che il vuoto macroscopico è ricchissimo di particelle quantiche. In particolare, esso è un brulicare di azioni dinamiche in cui nascono e si annullano particelle “virtuali”. Ci siamo immersi nel mare di Dirac. Tutto è fuorché il nulla di Parmenide.
Questo tipo di vuoto esiste sicuramente e potrebbe esistere anche al di fuori del nostro universo, ed essere l’Universo. La sicurezza della sua esistenza ci è data dal principio di Heisenberg: non può esistere il vuoto, dato che ciò permetterebbe di accettare che in un precisa posizione sia di tempo che di spazio potrebbe esisterebbe un’energia precisa, nulla. Dove sarebbe finita l’indeterminazione? Ne segue che in qualsiasi punto dello spazio (e del tempo) deve esistere una certa quantità di energia.
Giriamola come si vuole, ma tutto ciò è ben lontano dal nulla di Parmenide. Esiste e quindi è “essere”!
Proprio una di queste fluttuazioni quantistiche che permeano il vuoto potrebbe essere scappato di mano e aver prodotto una quantità di energia enorme in un momento estremamente preciso. Ossia nell’Universo sarebbe nato l’universo. In altre parole, che sembrerebbero blasfeme, ma che tali non sono: il vero creatore dell’Universo sarebbe il principio di Heisenberg. Bene, siamo arrivati al Big Bang. Senza aver avuto bisogno del nulla. Ne seguirebbe che l’universo non è circondato dal nulla, ma dall’Universo. Un Universo che ha comunque bisogno di uno spazio e di un tempo. Oppure no? Non è facile rispondere …
Comunque, quante volte si dice che al di fuori dell’Universo o dell’universo c’è il nulla? Spesso e volentieri e questo farebbe “imbestialire” Parmenide. Potremmo dire che esiste un qualcosa che contiene sia l’Universo che l’universo dove tempo e spazio perderebbero qualsiasi significato? No, a Parmenide non basterebbe dato che stiamo pensando a quel qualcosa e quindi non può essere il nulla.
Insomma, il vuoto è qualcosa di veramente fisico anche se cambia aspetto scendendo nelle scale cosmiche, mentre il nulla rimane solo e soltanto un’idea astratta, una parola usata quasi sempre in modo scorretto.
Tuttavia, ci sarebbe una via d’uscita…e ce la regala lo spesso Parmenide: il non essere, ossia il nulla, comporta la caratteristica del non essere che può essere pensata come incapacità di pensarla. Incapacità di pensarla ci fa quindi “sperare” che il suo vero problema sia la nostra fisica che è incapace di darci le possibilità di pensarla. Potremmo, perciò, dire che potrebbe esistere (ma che per adesso non esiste) una fisica capace di farla passare dallo stato di nulla allo stato di essere, ossia di un vuoto fisico ancora più profondo. Un vuoto che va oltre il principio di Heisenberg? Che scende ancora di più nelle scale cosmiche? Una fisica per la quale la meccanica quantistica apparirebbe con la rigidità della fisica classica? Un secondo mondo di Alice di cui non si è ancora trovata la porta d’accesso?
Stiamo attenti a pensarla, altrimenti non sarebbe più il nulla… accidenti! Insomma, sarebbe molto meglio eliminare il nulla dal nostro vocabolario scientifico.
Aveva proprio ragione Parmenide: il nulla, ossia il non essere, non può esistere per definizione! La sua caratteristica fondamentale è proprio la sua non esistenza.
La mia gattina preferita mi sta guardando e si è messa a fare un’azione che faceva spesso da piccola: mordersi la coda… Mi sta forse dicendo che sono entrato in un cerchio senza capo né coda?
La testa mi sta andando a fuoco… aiutatemi!
15 commenti
Forse converrebbe fare un bell'elenco di ciò che c'è: materia, energia, onde comprese quelle di probabilità, particelle, spaziotempo, particelle virtuale, mare di Dirac (vuoto si, ma pieno di energia "negativa"?), tensione del vuoto...
se poi qualcosa manca, ma non sappiamo né pensarlo né immaginarlo, ecco lì potrebbe celarsi il nulla, ma mi raccomando non pensiamo a cosa potrebbe essere, poiché altrimenti perde la qualifica di nulla
e poi quello che oggi potrebbe risultare impensabile e celarsi come il nulla, domani potrebbe essere immaginabile e cambiare da nulla a qualcosa...
Questo Parmenide era proprio interessante.
condivido, caro Paolo!
Allora tocca a me fare il provocatore e provare ad assumere due punti di vista. Uno molto pragmatico che da per scontato che il nulla non esiste ed è inimmaginabile quindi per la tranquillità di Enzo manteniamo in uso la parola per esagerare situazioni tipo: cosa c'è nella testa di quel giornalista: nulla. Ahahahahah.
L'altra visuale è più teorica e se non si può "toccare" il nulla forse si può tendere al nulla esattamente come si fa per l'infinito, si può tendere ma senza mai arrivarci, solamente nel linguaggio matematico si fa poiché il nostro universo è finito non può contenere in "solido" l'infinito, tanto che che lo si usa comunemente, come il nulla per esagerare. Sicuramente ben pochi di tutti coloro che utilizzano i due termini si sono mai soffermati a pensare al reale significato e al loro valore quantitativo ma ormai sono modi comuni di dire e non vi è nulla di male.
Quindi baldi matematici che frequentate il circolo a voi la palla per questo "tendere" al nulla. La medaglia Fields vi aspetta. Sorry Enzone ormai sei fuori tempo massimo, ahahahahah.
E chi ci dice che l'infinito non esista? In fondo riusciamo a pensarlo e a definirlo in qualche modo. Il nulla che limite sarebbe? Un limite che tende a zero? Ma anche zero esiste e riusciamo a pensarlo. ZERO = NULLA, non mi convince...
Se l'infinito esiste tangibilmente fammi un esempio che non sia appunto astratto. Non so perché pensi allo zero, io non vi ho neanche accennato e non so se è un buon candidato ma non convince nemmeno me. Se il nulla è un qualcosa di definibile matematicamente che ancora non esiste perché nessuno ancora ci ha pensato è la mia domanda non la risposta.
Le prove dell'infinito sono molteplici, a partire dalla freccia che continua a trovare spazio dove andare. Se non lo trovasse più esisterebbe un confine che non avrebbe alcun senso fisico. E sto parlando di spazi iperbolici o piatti non di quelli sferici. Dato un delta grande a piacere esiste sempre un punto tale che la sua distanza da P sia maggiore di delta. Ovviamente, per la sua stessa natura non può essere misurato, altrimenti sarebbe finito.
Altrettanto definibile è lo zero... dato un epsilon piccolo a piacere esiste sempre un punto più vicino di epsilon a P. E questo, in fondo vale per qualsiasi numero intero e, a maggior ragione, per gli irrazionali.
Non dico che il nulla è definibile, anzi il contrario... Se fosse definibile sarebbe ESSERE e non NON ESSERE, per il solo fatto di averci pensato.
L'infinito di Lucrezio e poi di Giordano Bruno sono impostati sul ragionamento. Inoltre il nulla può benissimo non contenere il vuoto o l'infinito. E' tutto ciò che non è stato ANCORA pensato.
Sono prove non definitive su cui si possono fare speculazioni ma non certo, certe.
Ad esempio qui alcune obiezioni sull'infinito:
"Ritratti dell'infinito. Dodici primi piani e tre foto di gruppo" di Piergiorgio Odifreddi.
Comunque ecco un esempio di nulla: la morte che tramuta l'esistenza intellettuale, effimera di per sé, nel nulla e da qui tutte le varie religioni che tentano di salvare l'apparenza, beato chi ci crede che "forse" vive meglio.
Viva Lucrezio, ahahahahah.
Sai Frank, mi sa che Lucrezio sia stato "solo" un ottimo traduttore in termini poetici della Scienza di Epicuro.. E, in fondo lo dice anche...
E allora viva Epicuro, Democrito e tutti i pensatori liberi del passato e del presente.
A parte gli scherzi, Frank, ho recuperato le tre lettere di Epicuro e ciò che dice è proprio quello che Lucrezio ripete in forma poetica. Viva la sobrietà di linguaggio! Adesso me le studio con attenzione e poi vediamo cosa aggiunge Lucrezio... Mannaggia a te e alle tue sollecitazioni
Attendo le tue deduzioni che probabilmente non capirò....... Mannaggia a me.
PS forse Lucrezio non è mai esistito e potrebbe essere Cicerone che con uno pseudonimo si para il sedere, anche allora mettere in dubbio la religione avrebbe potuto avere serie conseguenze.
Ma a Cicerone non piaceva Epicuro... doppio gioco?
in effetti se penso all'universo come prodotto dell'interazione tra massa ed energia e spazio e tempo la presenza del nulla dovrebbe essere quasi esclusa per definizione.
Si potrebbe interpretare il nulla come qualcosa di non appartenente al nostro universo e quindi giustamente per noi inimmaginabile in modo assimilabile alla terza dimensione per gli abitanti del mondo descritto nel libro flatland...
Buongiorno. L'argomento mi stuzzica. Mi domando: ma quando si assegna un nome a qualcosa, quel "qualcosa" inizia già ad esistere? Il fatto stesso di averlo denominato non costituisce una sorta di "atto di nascita", a prescindere da ogni definizione?
Sono d'accordo con te, Guido.
Il vero nulla non può essere pensato altrimenti non è più nulla.