Categorie: Corpi minori Terra
Tags: confine Cretaceo-Terziario Deccan dinosauri estinzioni biologiche impatto asteroide KT supervulcani
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Astronomi e geologi finalmente d’accordo: l’asteroide dei dinosauri ha schiacciato un interruttore vulcanico *
Quante volte abbiamo invitato geologi a partecipare a congressi che si riferivano agli impatti asteroidali e a quello che ha posto il limite tra Terziario e Cretaceo circa 65 milioni di anni fa. La loro partecipazione era, però, sempre bassa se non del tutto nulla. Niente da fare: ognuno tirava l’acqua al suo mulino. Gli astronomi accettavano per valida solo l’ipotesi extraterrestre, dando ai fenomeni vulcanici un’importanza secondaria se non del tutto trascurabile. I geologi non volevano disturbi alieni e preferivano limitarsi a cause solo e soltanto terrestri. In entrambi i gruppi vi era una specie di barriera che sembrava insormontabile e che portava anche ad attacchi spesso esagerati e del tutto inutili per la comprensione della verità. Cercherò di essere il più neutrale possibile!
Gli impatti cometari e asteroidali si sono ripetuti durante la storia della Terra (e lo faranno ancora) e le conseguenze non sono difficili da calcolare, riferendosi, in fondo, solo al calcolo dell’energia cinetica liberata nell’urto. Non vi sono problemi a concludere che un oggetto di qualche chilometro di diametro sia in grado di stravolgere l’intero ecosistema terrestre, se non altro per la quantità di polvere sollevata nell’urto che rimarrebbe sospesa attorno all’intero globo per molti mesi se non anni: niente Sole, niente vegetazione, niente erbivori e niente carnivori. Era difficile non concludere che le varie estinzioni biologiche ancora leggibili potessero riferirsi a impatti alieni. I crateri esistevano e la caduta di asteroidi e comete erano comprovate, così come la loro energia.
Poi è apparso lo straterello di Gubbio che segnava il confine tra Cretaceo e Terziario, pochi centimetri di colore diverso che ben presto si scoprirono in molti luoghi terrestri. La sua composizione chimica non lasciava dubbi: era di origine extraterrestre e la prima e storica prova fu l’abbondanza mostruosa dell’elemento iridio, estremamente raro sulla superficie terrestre. Quello strato appariva proprio la polvere sollevata -e poi depositatasi- da un asteroide o cometa di parecchi chilometri di diametro (intorno ai dieci).
Gli astronomi avevano trovato una possibile causa per l’estinzione dei dinosauri, i dominatori del pianeta, ben lontani dall’aver voglia di abbandonare il loro predominio (erano i più potenti, ma anche i più intelligenti…). Fu un duro colpo per i geologi che mai vollero accettare questa visione così lontana dai loro studi puramente terrestri. Che bisogno c’era di asteroidi vaganti, quando i supervulcani potevano compiere più o meno lo stesso gioco? Gli astronomi erano invece galvanizzati e qualsiasi collegamento con catastrofi terrestri venne abbandonata per lanciarsi verso lo studio degli impatti.
Rimaneva, infatti, ancora una freccia nell’arco dei geologi. Sì, va bene, c’era uno straterello scuro, dalle caratteristiche chimiche molto strane, ma… dov’era il cratere d’impatto? Era come trovare una pistola e un cadavere, ma nessun segno di proiettile. Era inutile dire: “La terra è coperta da oceani per il 70%. E’ facile che il cratere sia sottomarino e che non si riesca a riconoscere”, senza il cratere l’impatto restava una bella favola. Si potevano anche studiare strane colate magmatiche che dessero luogo a straterelli altrettanto strani. D’altra parte le immense pianure magmatiche del Deccan (“Deccan Traps”) erano segni inequivocabili che qualcosa di mostruosamente catastrofico in termini di vulcanesimo era dovuto accadere intorno ai 65 milioni di anni fa.
Il colpo da KO arrivò ben presto: il cratere nascosto da depositi marini ai confini della penisola dello Yucatan. La tecnologia d’avanguardia era riuscita a scovare un grande cratere anche se ormai coperto da sabbia. Il diametro? Proprio circa 200 km, quello che ci si aspettava da un asteroide di 10 km di diametro (in modo brutale il cratere deve avere un diametro che è circa 20 volte il diametro dell’impattore). Ma, soprattutto, l’età fu stabilita con grande precisione ed era proprio 65 milioni di anni. Il proiettile era stato trovato ed era proprio quello delle dimensioni giuste, sparato nel momento giusto!
Il Deccan, comunque restava il Deccan e le sue colate laviche impressionanti. Non si poteva cancellare con una spugna un evento che DOVEVA essere altrettanto distruttivo. Oltretutto, corrispondeva anche come tempistica. Purtroppo, le due “fazioni” scientifiche si chiusero a riccio, una considerandosi vittoriosa e l’altra in un angolo a leccarsi le ferite. Eppure, bastava fare un piccolo sforzo e cercare di parlare insieme. Sicuramente, molti lo fecero, ma quasi in segreto…
Inserisco un esempio abbastanza indicativo. Un geologo-astronomo (forse sarebbe meglio dire planetologo? Eh sì, dovremmo proprio essere una doppia figura…) americano di origine italiana chiacchierò a lungo con me durante un Congresso in Giappone e mi prospettò un’idea che teoricamente era molto affascinante. Uno dei fenomeni geologici più chiari e impressionanti è stato il distacco del continente asiatico da quello africano: i segni sono ancora ben chiari e si potrebbe facilmente ricomporre il “puzzle”. Ma che cosa aveva dato il via alla frattura? Le possibilità erano molte, ma ve ne era una molto…“aliena”.
Immaginiamo una pioggia di asteroidi di dimensioni non trascurabili che si abbattono quasi contemporaneamente sulla Terra. Potrebbero creare fratture locali in grado di connettersi tra di loro e portare a un distacco di portata continentale. Poteva essere successo? Ero obbligato a dire: “Sì”, dato che avevo elaborato un modello, insieme a un collega canadese, che simulava la storia dei frammenti di una collisione catastrofica tra gli asteroidi, in grado di produrre una “famiglia” molto numerosa (osservabili ancora oggi tra gli asteroidi di fascia principale). Questi frammenti, inseriti nelle risonanze con Giove, avrebbero investito anche la Terra, in tempi brevi, facendo crescere il numero medio di impatti anche di migliaia di volte. Insomma, impatti multipli e vicini nel tempo potevano anche accadere nel momento giusto.
Non se ne fece poi niente, dato che alcuni parametri sembravano troppo fuori scala, ma… chissà…
In ogni modo, restava il succo del discorso: si poteva pensare in termini sia geologici che astronomici, senza temere che la propria “lobby” di appartenenza saltasse sulle sedie.
Oggi, appare, finalmente, uno studio che porta a termine un processo che doveva, sicuramente, essere svolto molto tempo fa: impatto dello Yucatan ed eruzioni vulcaniche del Deccan possono legarsi assieme e non escludersi a vicenda! Sembrerebbe ovvio, ma spesso il carattere umano non ama l’ovvio e preferisce cercare di salvaguardare il proprio piccolo castello senza cercare alleanze ben più costruttive.
Non voglio andare nei particolari, dato che in fondo sono discorsi tecnici e che poco cambiano il concetto fondamentale. Riassumo il tutto con poche parole. La zona del Deccan era già in fibrillazione vulcanica migliaia di anni prima dell’impatto. Una continua eruzione che stendeva coperte di magma su una superficie enorme. Niente, però, che potesse innescare conseguenze globali. Sicuramente, polvere e gas uscivano e sporcavano il globo, ma a un livello tollerabile.
Poi, ecco l’impatto terribile. Non solo polvere, ma anche terremoti spaventosi, anche superiori a quello recente del Giappone. Scuotimento dell’intera struttura terrestre e unione di camere magmatiche relativamente piccole in caldere enormi. Anche se lentamente, queste riuscirono a riempirsi e dar luogo a fenomeni impossibili precedentemente. Si era schiacciato un interruttore che aveva dato il via a un processo vulcanico spaventoso. Per circa 500 000 anni il Deccan divenne zona quasi fantascientifica, da dove usciva polvere e gas a ritmo insostenibile. La polvere dell’asteroide venne seguita da un lunghissimo periodo di polvere e gas dei vulcani. Uno scenario “bellissimo”, molto plausibile, che poteva sicuramente essere composto molto tempo prima. Esso, oltretutto spiega i tempi lunghi di estinzione biologica che il solo impatto faticava a sostenere.
E’ vero, abbiamo bisogno di due eventi limite racchiusi in un tempo estremamente ridotto. Tuttavia, pensiamo che in quel periodo i fenomeni vulcanici parossistici erano ben più frequenti. E poi, ogni tanto, il caso può giocare un ruolo fondamentale (la MQ insegna…). Senza l’impatto e il Deccan in fibrillazione noi probabilmente non ci saremmo… Anche noi siamo figli del caso!
Sono molto contento, sia per lo scenario proposto (che in fondo in molti sospettavamo) sia per la convergenza di studi solitamente separati da “muri” inutili e poco scientifici. E’ caduto un altro muro? Speriamo di sì e speriamo che i planetologi svolgano veramente il loro doppio ruolo.
Speriamo anche che i media tralascino questa notizia estremamente importante, in modo da non condirla con particolari del tutto estranei alla sua valenza scientifica (magari inserendo anche qualche alieno proveniente da Marte che è ormai diventata una specie di piscina pronta a riceverci in ogni momento)…. Silenzio, mi raccomando!
Articolo originale QUI (se volete notizie più tecniche… chiedete pure)
3 commenti
Da geologo volevo segnalare questo interessante articolo.
http://aldopiombino.blogspot.it/2015/06/le-cause-comuni-delle-estinzioni-di.html
grazie Giovanni, ma teniamo sempre conto che gli impatti asteroidali ci sono sicuramente stati e l'energia liberata è quella che è. Pensare che siano stati innocui è un sogno... Sono convinto che le due cause siano in qualche modo collegate... Una vecchia storia che si ripete...
Bell'articolo, grazie.
Finalmente si è scoperto uno dei più grandi misteri della storia del nostro Pianeta.