14/10/15

Due pesi e due misure. Una conferma molto istruttiva! *

Mi era scappato questo articolo di qualche mese fa. Lo voglio riprendere e commentare brevemente per mostrare come anche la Scienza ufficiale (sicuramente in buona fede) sia stata irretita dai proclami dei media e dei politici e usi tranquillamente due pesi e due misure per valutare i cambiamenti del clima terrestre. E poi qualcuno dice che non sono obiettivo... Cercare di riportare anche le idee contrarie (quelle favorevoli al GW ci tartassano costantemente) è un obbligo e un dovere per uno che crede ancora nella vera Scienza (come ho spiegato QUI)

Mi riferisco  un articolo di Media INAF del 13 luglio scorso: 2030, torna l’era glaciale? Improbabile. Lo riporto integralmente (in corsivo), aggiungendo i miei commenti (in caratteri normali). Non voglio assolutamente nascondere la polvere sotto al tappeto, come fanno normalmente coloro che ci terrorizzano con scenari apocalittici e ci mostrano con bacchette di ferro quanto i ghiacciai diminuiscano, senza ricordarsi che sono 40000 anni, almeno, che ciò succede, ossia dall’ultima era glaciale. Forse sarebbe bene ricordare che i ghiacciai alpini arrivavano fino alla pianura padana e i laghi, come il Garda, quello di Como e il Maggiore, sono resti delle antiche colate di ghiaccio.  40000 anni fa, però, non c’era la CO2 prodotta dall’uomo…

Galeotta fu la percentuale: meno 60%. Questa la previsione sfornata per i prossimi anni Trenta dal modello presentato qualche giorno fa da Valentina Zharkova, della Northumbria University, al National Astronomy Meeting di Llandudno, nel Galles settentrionale. “Meno 60%” di cosa? D’attività solare, scrivono Zharkova e colleghi. Una caduta che potrebbe riportarci indietro di 370 anni, ai tempi del cosiddetto Minimo di Maunder: un’epoca coincidente con l’apice della piccola era glaciale

Apriti cielo. Come possiamo leggere nella bella ricostruzione postata ieri da Paolo Attivissimo sul suo blog “Il Disinformatico”, complice un fraintendimento del significato di quel “meno 60%” – attribuito erroneamente da alcuni non all’attività solare come la intendono i fisici, dunque fenomeni (come le macchie o le eruzioni) legati ai cicli della nostra stella, bensì tout court a quanto il Sole ci scalderebbe – la notizia ha presto assunto toni alquanto allarmistici: crollo delle temperature, scenario inquietante, spegnimento del Sole fino al 60%…

Basterebbe non leggere i media e informarsi alla fonte. Chissà perché i media dovrebbero essere onesti quando si parla di GW e non lo sono più quando si parla di attività solare. Sono inaffidabili in entrambi i casi e questo dovrebbe essere detto chiaramente. L’introduzione serve, però, per rendere quasi ridicola l’ipotesi scientifica, del tutto seria e valida. Un sistema ben poco scientifico.

Come stanno le cose? Quanto c’è di vero e quanto invece è un’esagerazione? Dobbiamo preoccuparci, o magari tirare un sospiro di sollievo per lo scampato riscaldamento globale, oppure è presto per trarre conclusioni? Media INAF lo ha chiesto a Mauro Messerotti, esperto di fisica solare presso l’INAF-Osservatorio astronomico di Trieste.

Partiamo dallo studio all’origine di questa previsione, il modello presentato da Valentina Zharkova al meeting in Llandudno. Di che si tratta?

«Il Sole è un sistema fisico complesso nel quale operano vari meccanismi concorrenti che hanno natura caotica. Questo rende molto difficile la previsione dell’evoluzione futura dei fenomeni che osserviamo sulla nostra stella, dal campo magnetico generale a quello localizzato nelle macchie solari, ecc. Infatti ciascun ciclo di attività solare è diverso da tutti gli altri per durata, intensità massima e forma. E questo vale sia per il ciclo undecennale delle macchie solari che per quello ventiduennale dei campi magnetici.

Vari modelli sono stati proposti per prevedere il ciclo di attività (ne esistono molte decine), e alcuni di essi cercano di riprodurre l’evoluzione del meccanismo della dinamo solare, che è alla base della formazione delle macchie solari. A causa della natura caotica dei processi solari (e ciò vale anche per quelli che esibiscono una caoticità di tipo deterministico) la previsione dell’evoluzione futura del ciclo di attività non ha ancora condotto a risultati soddisfacenti. La recente riprova è stata l’inadeguatezza nel prevedere il ciclo attuale, preceduto da un prolungato minimo e di modesta intensità.

Il metodo di Zarkhova e collaboratori considera un meccanismo basato su due processi di dinamo distinti che operano nel Sole a profondità diverse e con fasi diverse, i cui effetti si rinforzano oppure si cancellano a seconda del periodo considerato. Gli autori hanno inoltre applicato con successo il loro modello su tre cicli di attività e l’hanno quindi usato per prevedere l’andamento futuro del ciclo, che indicherebbe un’evoluzione verso un indebolimento significativo dell’attività solare nei prossimi decenni».

Notate che qui si discute solo della previsione attorno al prossimo ciclo solare. Non certo degli effetti che una diminuzione di attività potrebbe comportare. Fino a qui, una seria disquisizione da parte di un fisico solare.

Ed è una previsione affidabile?

«Il modello è certamente originale e promettente, ma necessita, secondo me, di ulteriori verifiche prima che possa essere assunto come uno strumento operativo. Ciò è prassi comune nella meteorologia dello spazio: gli scienziati formulano un modello, ma prima che esso divenga strumento di previsione deve essere verificato per comprenderne i limiti e le capacità, un processo che di solito richiede molti decenni.

Accidenti! Ma questo NON è stato assolutamente fatto con i modelli dell’IPCC che, oltretutto, sono stati provati essere non credibili proprio dalle osservazioni dirette! Ne segue che non possono far parte della meteorologia scientifica… Ottima conclusione che TUTTi dovrebbero leggere e imparare.

In particolare servono dettagliate osservazioni eliosismologiche per confermare la possibilità che esista un processo di dinamo più superficiale, in regioni dove la turbolenza è molto elevata. Oltre a questo, il modello deve essere verificato sul maggior numero possibile di cicli. Anche così, la caoticità del Sole potrebbe rendere incerta la previsione.

Per dare un’idea del problema possiamo fare una serie di considerazioni. Supponiamo infatti che il ciclo di attività solare abbia iniziato a manifestarsi 4,6 miliardi di anni fa. Ciò significa che ad oggi il Sole ha esibito 418 milioni di cicli undecennali, di cui quelli codificati scientificamente dal 1750 sono 24, quelli verificatisi dall’inizio dell’Era Spaziale (1957) sono 5 e quelli studiati compiutamente da sonde spaziali sono solo 2. Ecco perché servono studi sistematici e diacronici (a lungo termine) del Sole: per comprenderne meglio la fisica ovvero per poter verificare la modellistica».

Continuiamo a parlare delle caratteristiche variabili del ciclo solare e non degli effetti. Tutte frasi che niente hanno a che vedere con la problematica di fondo. Teniamo anche conto che si parla di modelli incerti, basati su un  numero ristretto di cicli osservati, ma non si parla affatto delle incertezze di un modello che lega in modo drastico temperatura e CO2. Se vi è qualcosa di veramente incerto è proprio il secondo…

Ma quel 60% di attività solare in meno ripreso da molti media, anche qui in Italia, allora? Si sono visti titoli che annunciano, per il 2030, un possibile “crollo delle temperature”, una “mini-era glaciale”…

«L’andamento degli ultimi cicli di attività solare sembra indicare un indebolimento progressivo dell’attività, ma gli aspetti evidenziati ci rendono cauti nell’accettare previsioni a lungo termine, poiché non abbiamo ancora un modello “definitivo” che ci garantisca un elevato livello di confidenza.

Insomma: niente previsioni se il modello non è affidabile. Allora, cancelliamo subito tutte le previsioni dell’IPCC.

Oltre all’incertezza dei modelli, ci sono altri fondati motivi per considerare azzardato affermare che ci stiamo avviando verso un’era glaciale perché l’attività solare si ridurrà del 60%.

Innanzitutto, come sottolinea il Pannello Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC) dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), il nostro livello di comprensione scientifica sul ruolo del Sole nei cambiamenti climatici è ancora molto basso. Sicuramente la radiazione solare più energetica (X ed UV) varia fino ad un fattore 10 dal minimo al massimo di attività e ha un ruolo nella termodinamica dell’atmosfera terrestre, ma i meccanismi sono complessi ed ancora non completamente compresi.

Qui si sfiora il ridicolo. L’IPCC dice che il ruolo del Sole nei cambiamenti climatici è  molto basso e non dice che ha eliminato la gran parte dei fisici solari proprio perché le loro idee contrastavano la tesi che dovevano per forza dimostrare. Inoltre, ancora più importante, si parla di incertezze sugli effetti dei minimi solari (che si basano su dati osservativi) e non si parla delle incertezze dei modelli usati per le previsioni climatologiche future, che cambiano continuamente dato che non una previsione è stata confermata (ne abbiamo parlato spesso, portando prove inattaccabili). Sembra proprio che anche il nostro scienziato (sicuramente serio e in buona fede) abbia preso per buono tutto ciò che viene fornito dall’IPCC (malgrado i vari ripensamenti), che azzarda previsioni basate su idee estremamente incerte (e spesso errate), ma non vuole accettare una previsione che è stata confermata -almeno- dal minimo di Dalton. Due pesi e due misure, come dice il titolo!

Probabilmente variazioni a lungo termine dell’irradianza spettrale del Sole concorrono a modificare l’Oscillazione Artica (AO) e quella Nord-Atlantica (NAO) della pressione atmosferica a livello del mare, modificando intensità e direzione dei venti occidentali e delle perturbazioni. Ma studi e analisi sono in corso, e non esiste una risposta definitiva. Quindi, nonostante diverse indicazioni siano state identificate, non siamo assolutamente certi che una diminuzione di attività solare prolungata possa condurre a una glaciazione sulla Terra».

Si continua con lo stesso metodo: vi sono incertezze e allora è meglio non considerare affatto i possibili effetti (senza che ancora niente li abbia distrutti praticamente), ma non si dice niente sull’incertezza dei modelli dell’IPCC, che sono stati varie volte sconvolti e rimodellati a seguito di indiscusse prove osservative (per non parlare dei dati falsificati "ad hoc"). La più importante? Le catastrofi previste già per gli anni passati continuano a non verificarsi e si cerca solo di spostare in avanti l’inizio della fine.

Provando ad azzardare una stima, però, la temperatura potrebbe scendere? E se sì di quanto?

«Gli studi del paleoclima evidenziano variazioni di temperature globali nel passato della Terra in associazione con diminuzioni prolungate per decenni dell’attività solare. La diminuzione di temperatura globale stimata per i casi più recenti è dell’ordine di 1 grado centigrado, che non è certo trascurabile».

Quali sono i casi più recenti? Quello al quale fa riferimento Valentina Zharkova, per esempio, la “mini era glaciale” iniziata del 1645?

«Gli studi climatologici indicano che la Piccola Era Glaciale si è verificata sulla Terra tra il 1550 ed il 1850, evidenziando tre periodi particolarmente freddi alle latitudini intermedie ad iniziare, rispettivamente, dal 1650, 1770 e 1850. Mentre l’attività solare ha presentato una serie di periodi a livelli minimi dal 1280 al 1350 (70 anni, Minimo di Wolf), dal 1460 al 1550 (90 anni, Minimo di Spoerer), dal 1645 al 1715 (70 anni, Minimo di Maunder) e dal 1790 al 1830 (40 anni, Minimo di Dalton). Sia le cronache dell’epoca che gli studi scientifici evidenziano una diminuzione di temperature in corrispondenza a tali periodi.

D’altra parte la loro durata e la loro collocazione temporale suggeriscono come sia impossibile identificare periodicità ben definite di tali fenomeni, che avvengono, evidentemente, a scale temporali diverse e questo complica il quadro fenomenologico e quindi la sua previsione a lungo termine».

Insomma, parlare di scenari inquietanti e di rischio di glaciazioni imminenti pare sia ancora prematuro…

«A mio avviso, la previsione relativa al 2030 ha una margine di incertezza molto elevato, che deriva dal comportamento caotico dei processi solari, dalla limitata comprensione che di essi abbiamo e dalla inevitabile semplificazione introdotta dai modelli, la cui verifica a lungo termine è una necessità irrinunciabile».

Niente da fare: il concetto dell’incertezza è ribadito. Può essere sintetizzato così: dato che non abbiamo prove sicurissime di una diminuzione di temperatura relativa a un minimo solare (trascurando Dalton e non solo) possiamo tranquillamente trascurare l’effetto non trascurabile di una diminuzione di un grado entro il 2030 (ben di più di quanto previsto, al contrario, dal GW). Invece, i modelli del GW ancora più incerti e che SICURAMENTE non tengono in conto decine di fenomeni recentemente scoperti sulle circolazioni delle correnti e –non ultimi – i raggi cosmici (e la loro influenza sulla copertura nuvolosa) e la stessa attività solare (accidenti, ma lui è un fisico solare!), devono causare terrore e avere implicazioni che pesano moltissimo sulle tasche dei soliti cittadini “paganti” e invertono completamente il ruolo della CO2.

Che dire? Niente… a buon intenditor poche parole. Resto comunque profondamente amareggiato di come anche chi dovrebbe istruire si adatti ai luoghi comuni mediatici.

 

QUI una selezione di articoli su clima, Sole e riscaldamento globale.

 

2 commenti

  1. adriano

    Nel frattempo quasi tutte le sere alla tv continuano a martellare con il riscaldamento globale, come li sento cambio canale o spengo la tv :twisted:

  2. Supermagoalex

    A buon intenditor... c'è chi perde anche il lavoro perché ha osato mettere in discussione il GW!
    E' di oggi la notizia che un meteorologo di France 2, Philippe Verdier, è stato licenziato in tronco in quanto autore di un libro denuncia in cui vengono messe alla luce le contraddizioni dei sostenitori del GW ed i legami poco chiari tra scienziati, ambientalisti, politici e lobbisti.
    Che dire, una ulteriore conferma di quello che Enzo ci dice da anni :(

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