Categorie: Fisica
Tags: fisica nucleare Heisenberg interazione forte mesone
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:14
L'interazione forte alla ... "giapponese" **/***
Voglio ricordare un genio della fisica, Hideki Yukawa, forse poco conosciuto che ebbe il merito, nel 1935, di descrivere come agisce l'interazione forte basandosi solo sulla teoria. Dopo dodici anni dalla sua formulazione, venne scoperto il mesone pi, ossia il pione, in perfetto accordo con quanto ipotizzato dal fisico giapponese, che ottenne il Nobel nel 1949.
Noi tratteremo, dapprima, l'interazione forte in modo puramente descrittivo, senza entrare nelle cause che la determinano, dando il giusto spazio all'importanza dei neutroni, particelle fondamentali per l'esistenza di nuclei atomici sempre più complessi. Poi descriveremo molto superficialmente come si manifesta l'interazione forte, seguendo la teoria di Yukawa e, infine, tenteremo anche di mostrare come è stato possibile prevedere la massa del mesone π.
Interazione forte **
Quando si parla di interazione forte, la faccenda diventa molto complicata, dato che bisogna tenere in conto che essa agisce a livello dei quark che compongono i neutroni e i protoni. Il legame tra protoni e neutroni è una specie di "residuo" di tale forza. Ne segue che una sua spiegazione, veramente accurata, abbisognerebbe dell'analisi quantistica dei quark con i loro colori e i loro spin. Si entrerebbe nel campo della cromodinamica, troppo al di là del livello di questo Circolo. Accontentiamoci, perciò, di descrivere gli effetti che ricadono sui protoni e neutroni, senza voler approfondire le cause di tutto ciò.
Tutto nasce intorno agli anni '30 del secolo scorso con la scoperta del neutrone, particella fondamentale perché si possa formare un nucleo atomico.
La sua presenza riesce a tenere a distanza i pugili quando si avvicinano troppo, così come li richiama al combattimento quando sono troppo lontani.
Cerchiamo di fare avvicinare due protoni, requisito fondamentale per aumentare il numero atomico dell'elemento. Pensando alla forza elettromagnetica sembrerebbe impossibile riuscire a tenere assieme due o più protoni, dato che essi si respingono attraverso una forza estremamente potente, di molto superiore all'attrazione gravitazionale. Questa è debolissima e ha bisogno di masse enormi per competere con le altre forze, ma i protoni e i neutroni sono troppo piccoli per risentire di questa attrazione. E' necessaria un'altra forza che operi su scala infinitesima e che riesca a fronteggiare e superare la repulsione innata tra protoni. Questa forza si basa su una caratteristica fondamentale: essa non agisce solo tra protoni, ma anche tra neutrone e protone e tra neutrone e neutrone. Ed ecco il grande aiuto dei neutroni: essi non hanno carica e quindi possono tranquillamente opporsi alla forza elettrostatica e mantenere i protoni a distanza di sicurezza.
Utilizziamo il semplice grafico di Fig. 1 per descrivere molto semplicemente come agisce l'interazione forte e come i neutroni possano essere l'ago della bilancia. Poniamo l'azione della forza sull'asse delle ordinate e la distanza tra due protoni sull'asse delle ascisse.
La forza elettrostatica (rossa) è ovviamente sempre repulsiva e la indichiamo come positiva. Essa, come è ben noto, cresce al diminuire della distanza tra particelle (forza di Coulomb). Più un protone si avvicina ad un altro protone più essa cerca di tenerli separati e di allontanarli tra di loro. Tuttavia, a distanza estremamente piccola, ecco subentrare l'interazione forte, ossia quella che riesce ad attrarre i protoni tra di loro. Ma anche, ricordiamolo bene, il protone con il neutrone . Essa è decisamente più forte di quella elettrostatica (100 volte), ma è limitata a uno spazio piccolissimo. Fino alla distanza di circa 2 10-15 m (o meglio 2 fm, dove fm indica il femtometro pari a 10-15 m) essa è del tutto trascurabile. Poi, improvvisamente, entra in gioco molto rapidamente e agisce come forza attrattiva (negativa nel grafico) opponendosi brillantemente a quella elettrostatica e convincendo i protoni ad avvicinarsi tra loro e ai neutroni. La sua azione massima avviene attorno a 1 fm. A circa 0.8 fm l'interazione forte cambia strategia e agisce drasticamente in senso opposto, diventando violentemente repulsiva. Tutto ciò avviene in uno spazio estremamente piccolo, dell'ordine delle dimensioni dei nucleoni.
Le motivazioni sono ben chiare: la forza nucleare deve evitare che i protoni si avvicinino troppo, dato che ciò porterebbe al collasso delle particelle e a un punto singolare. Senza entrare in dettagli è abbastanza ovvio pensare che se i protoni fossero da soli difficilmente formerebbero un nucleo stabile. La presenza dei neutroni aiuta in questa costruzione: essi possono facilmente attrarre dei protoni non risentendo della forza elettrostatica e, nel contempo, possono anche fare in modo che la distanza tra protoni non diventi troppo piccola. E' un fantastico gioco di attrazione e repulsione, alla ricerca del migliore equilibrio. Possiamo pensare a una specie di molla che tiene uniti i nucleoni. Se si allontanano, la molla agisce in modo attrattivo e tende ad spingerli uno verso l'altro, ma se si avvicinano troppo la molla diventa repulsiva e si oppone al loro avvicinamento.
Potremmo, a questo punto, parlare più concretamente di stabilità dei nuclei e di difetto di massa in modo da descrivere al meglio sia il processo di fusione che di fissione. Prima, però -come già accennato- vorrei dare maggior lustro al grande fisico Yukawa e alla sua teoria sulla interazione forte. Tralasciamo la parte che agisce sui quark che tengono insieme i nucleoni e descriviamo come questo gioco, estremamente complesso, si ripercuota sull'azione tra i nucleoni.
Il mesone π e la sua massa ***
Egli ipotizzò l'esistenza di una particella di massa non nulla come mediatore della interazione forte, il mesone. In qualche modo egli descrisse come l'azione dinamica dei quark all'interno dei nucleoni portasse direttamente all'interazione tra gli stessi nucleoni. Una teoria che Yukawa presentò nel 1935 e che sembrò non riscuotere molto successo. Poi, ecco che il mesone fa la sua comparsa rispettando le ipotesi del fisico giapponese. Nobel immediato, ovviamente. Cerchiamo di capire in modo molto superficiale l'ipotesi di Yukawa, senza entrare nel mondo quantistico della cromodinamica, in cui ai quark vengono assegnati i colori e entrano in ballo spin e cose del genere.
Utilizziamo un'analogia che ci mostra come uno scambio di particella assume le perfette sembianze di una forza attrattiva e repulsiva.
Due bambini stanno giocando a palla in un parco e noi li vediamo da molto lontano. La palla è molto piccola e dalla nostra posizione non riusciamo a vederla.
Essi la lanciano e devono respingerla senza farla mai cadere per terra. A volte la palla viene respinta con troppa forza, a volte la sua velocità è troppo bassa. Ne consegue che i due bambini appaiono avvicinarsi e allontanarsi pur rimanendo sempre a una distanza relativamente piccola. Non possono, infatti, avvicinarsi troppo, altrimenti la palla non avrebbe spazio per muoversi e nemmeno allontanarsi troppo, altrimenti la palla cadrebbe per terra. Un gioco semplicissimo... ma cosa vedremmo noi se fossimo molto distanti? Vedremmo solo i bambini. A questo punto, concluderemmo che stiamo vedendo una coppia di bambini che pur agitandosi avanti e indietro mantengono più o meno la stessa separazione tra loro. Un'unione che appare decisamente uguale a una forza di legame, in altre parole, essi riescono a vivere in coppia come se qualcosa li legasse tra di loro.
Bene, l'interazione forte agisce tra i nucleoni proprio in questo modo. Basta cambiare i bambini in nucleoni e la palla in mesone...
Cerchiamo di fare ancora un passetto in avanti e vedere come Yukawa ha descritto questi bambini all'interno di un nucleo atomico.
Un bambino è un protone e l'altro è un neutrone.
Il primo bambino (protone) lancia un mesone e si trasforma in neutrone. Il mesone raggiunge il bambino neutrone e lo trasforma in protone. Il processo si ripete in senso inverso. Il protone lancia il mesone trasformandosi in neutrone e via dicendo. In realtà, tre differenti mesoni π possono intervenire... Se un protone si trasforma in neutrone emette il mesone π+, mentre se è un neutrone a trasformarsi in protone viene emesso un mesone π- . Capita anche che sia protoni che neutroni rimangano se stessi, emettendo mesoni π0.
Durante queste trasformazioni, i nucleoni perdono una certa massa che è quella del mesone e, quindi, sperimentalmente si dovrebbe poter misurare la differenza di massa tra neutroni e protoni durante questo gioco di palla-mesone. E, invece, non si è misurata nessuna variazione... La teoria è falsa? Assolutamente no ed ecco entrare in ballo il principio di Heisenberg che agisce sul prodotto tra energia scambiata e tempo di "volo" del mesone π. Supponiamo che non si riesca a notare una differenza di massa proprio perché non è misurabile a causa del principio di Heisenberg. Cosa dovremmo scrivere? Semplice, la relazione:
ΔE Δt ≥ h/2
Dove h rappresenta la h "barrata" ed è la costante di Planck. Facciamo un calcolo molto qualitativo, ma non lontano da ciò che succede veramente
Calcoliamo la differenza di tempo. nel caso che la separazione r tra le particelle sia attorno a 1.7 fm. Il mesone viaggia a circa la velocità della luce da cui segue:
Δt = r/c = 1.7/c
Passiamo all'energia scambiata nel passaggio del mesone. La massa m del mesone è la nostra incognita, ma essa può essere legata all'energia ΔE dalla formula di Einstein:
ΔE = m c2
Il principio di Heisenberg ci dice che per non riuscire ad effettuare una misurazione deve essere, approssimativamente:
ΔE Δt ≈ h
ΔE Δt= m c2 1.7/c = h
m = h /c 1.7
m = 2 10-28 kg
m = 220 me
Dove me è la massa dell'elettrone.
Le masse reali sono leggermente più grandi, ma la stima è più che buona. Il fatto di avere una massa tra quella dell'elettrone e del protone gli è valso proprio il nome di mesone. Il mesone π prende anche il nome di pione.
Bene... la prossima volta ci occuperemo della stabilità di un nucleo atomico.
14 commenti
Ho letto l’articolo alla velocità della luce
Chiarissimo !
Grazie Prof
grazie a te Domenico!
Grazie Enzo, il paragone dei due bambini è di grande efficacia!
Mi associo a Guido. Tempo fa, ho fatto una domanda a riguardo ad una rubrica divulgativa di un importante istituto di studi e ricerca. In particolare, chiedevo come lo scambio di una particella potesse spiegare una forza attrattiva. Mi fu risposto che non era possibile dare una spiegazione mantenendosi ad un livello divulgativo.
Qui ci sei riuscito in modo convincente!
Grazie
cari amici,
intanto vi ringrazio... Il problema è che bisogna trovare il modo di semplificare processi che sono tutto fuorché intuitivi. Tutto nasce all'interno dei nucleoni attraverso il lavoro frenetico dei quark. Questa parte è decisamente ostica, tuttavia si può sempre cercare di estrarre le informazioni che permettano una descrizione sensata e logica di ciò che causano. Molti storceranno il naso, ma io penso che ne valga la pena anche tralasciando la cromodinamica. E' quello che sto cercando di fare anche con la stabilità e i decadimenti e, non ultima, la forza di legame che è poi quella che più interessa le stelle. Trattazioni sicuramente non accurate e/o solo parziali ma che spero facciano capire l'importanza dei nuclei per la vita stessa dell'Universo.
E poi mi gira sempre in testa una domanda... La vita è partita da una molecola e si è evoluta secondo leggi che rispondevano alle condizioni esterne e a tanti altri fattori. Perché non possiamo pensare che anche il Cosmo abbia subito e stia subendo una evoluzione darwiniana? All'inizio i nuclei lavoravano come oggi o erano meno complessi? Le stelle hanno cercato di schiacciare solo idrogeno e poi è nata la fusione che garantiva vita ben più lunga. Vivere da sole non conveniva e via con le galassie e con un motore interno che avesse le idee chiare. I minerali erano molti meno di oggi e via dicendo... E chissà se anche l'entropia non sia solo un processo momentaneo...
Va bene, scusate questo salto nella fantascienza più bieca, ma i nuclei fanno pensare ...
Caro Enzo, molto, molto, interessante.
Non avevo idea che nello scambio di mesoni+ e mesoni– (pioni) si realizzasse anche una trasformazione da protone a neutrone e viceversa, né che l’interazione nucleare forte fosse sia attrattiva, sia repulsiva (se la distanza si accorcia troppo).
Sai questa cosa della trasformazione di neutroni in protoni e viceversa, mi aveva ricordato la forza nucleare debole ed i decadimenti beta e beta+.
Ti faccio una domanda solo per verificare se ho compreso il meccanismo.
L’idea che mi son fatto è che il meccanismo appena descritto è molto diverso dal decadimento beta, per almeno due principali ragioni:
Scusami per la domanda, ma sai che sono curioso di natura.
Paolo
caro Paolo,
Le due interazioni sono decisamente diverse. Potrei dirti che lo scambio di mesoni non produce emissione di cariche e/o particelle, mentre il decadimento emette cariche. La vera differenza, però, avrebbe bisogno di fare intervenire il colore e il spore dei quark... argomento troppo complesso per il nostro livello. Comunque, nel prossimo articolo, sfrutteremo la stabilità di un nucleo per illustrare molto semplicemente come agiscono i vari decadimenti. Abbi pazienza, ma più di tanto non riesco a semplificare...
Figurati Enzo stai semplificando tantissimo.
Grazie !
Ottimo Articolo !
Grazie Enzo
Caro Enzo
la computer grafica oggi aiuta molto a comprendere le trasformazioni e i movimenti che avvengono ad alta velocità in particolare Chissà se qualche volenteroso del circolo volesse cimentarsi animando tutto ciò che avviene all’interno di un nucleo ?! Sarebbe un fiore all’occhiello per questo argomento già di per se molto coinvolgente…
Caro Domenico e caro Enzo, in questo video
https://youtu.be/3_WYM2FcTqY?si=9dsgCPrKFxMNWFYh
pubblicato poche settimane fa, c'è moltissima computer grafica che può aiutare a farsi una idea dei livelli di scala microscopica e dei meccanismi ipotizzati dal modello standard.
Direi che non è solo "coreografia" e mi sembra che le teorie più "spinte" vengano inquadrate con la dovuta cautela.
Il video dura come una partita di calcio, ma spero che troverete il tempo per poterlo esaminare bene.
Naturalmente mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Caro Maurizio
Grazie per il suggerimento, troverò il tempo, anche in attesa dei prossimi articoli del Prof già di per se molto chiari
L’infinitamente piccolo mi incuriosisce più di ogni altra cosa perché lo abbiamo tra le mani ma non ci è ancora del tutto chiaro
Cari Domenico e Mau,
ho dato una veloce scorsa al link... beh... devo ammettere che non mi piace tanto. Innanzitutto, le immagini sono di puro effetto coreografico e poco o niente hanno a che vedere con la vera dinamica dei processi nucleari. Penso che Domenico intendesse qualcos'altro, ossia la rappresentazione visiva della cromodinamica. Le vere azioni dei quark sono espresse in modo confuso. Non vedo poi quasi niente che finisca in qualcosa di concreto. Ad esempio, si citano le interazioni, ma a cosa servano veramente e come agiscono non è assolutamente spiegato. Infatti, non si parla di fusione, fissione, stabilità del nucleo, energia di legame... tutto ciò che lega il macrocosmo con il microcosmo. La mia idea è ben diversa... Non voglio spiegare TUTTO in modo superficiale, ma puntare su come agiscono i vari meccanismi. Nel video si parla di quantistica, di stringhe, di proprietà buttate giù un po' a caso. Sull'entanglement, ad esempio, fa capire ciò che non è. Sembra che dica che si può utilizzare agendo su una delle due particelle sapendo cosa farebbe l'altra. Fosse così l'informazione andrebbe ben oltre la velocità della luce... Il fatto è che NON si può cambiare uno stato a comando e la faccenda prende tutta un'altra piega (mi sembra di averne parlato or che non è molto).
Mi spiace, ma il modo che vorrei usare io è ben diverso. Che poi sia migliore, non so... ma quanto descritto in questo video mi appare tutto meno che veramente esplicativo.
Caro Enzo
non ho ancora visto il video suggerito da Maurizio
Comunque lo vedrò tenendo conto delle tue considerazioni, quello che cercavo era qualcosa che descrivesse, usando la computer grafica, ciò che avviene all’interno di un atomo