E’ un po’ che stiamo affrontando argomenti abbastanza ostici o -meglio- argomenti apparentemente semplici trattati in modo abbastanza complicato. E’ ora di fare il contrario e parlare di un argomento tra i più ostici, in modo estremamente semplice e alla portata di tutti. Un po’ per uno non fa male a nessuno, soprattutto a Natale. Questa "news", inoltre, potrebbe dare il via ad “anni” diversi per la scienza cosmologica.
Stiamo per affrontare la geometria di Minkowski e la relatività ristretta. Nel blog, però, non esistono solo gli esperti e, quindi, mi sembra giusto cercare di venire incontro anche ai neofiti per eliminare dubbi e incertezze che per altri sono ormai cose ovvie. Ho recuperato e risistemato questo semplice articolo che potrebbe stimolare molti a volerne sapere di più…
Sapete ormai bene che mi occupo poco di materia oscura. Vorrei parlarne solo quando vi saranno prove, un po’ meno teoriche e un po’ più sperimentali, che diano almeno una vaga idea di ciò che possa essere. Tutti i tentativi fatti nei laboratori hanno portato a un nulla di fatto. Ritengo troppo speculativo ipotizzare qualcosa che dovrebbe dominare l’Universo ma che, per adesso, è composta di qualcosa che non si riesce a trovare. In questo contesto, ritengo quantomeno divertente (non so quanto scientificamente valido) una recente ricerca a riguardo. Ancora una volta, bisogna stare attenti agli … asteroidi!
Una nuova particella, tanto attesa, è entrata nel microcosmo della materia. A ipotizzarla era stato un grande italiano, scomparso nel nulla: Ettore Majorana. Non c’è stato bisogno di acceleratori di particelle, ma solo di piombo e di ferro… Nel frattempo, gli acceleratori di particelle sono riusciti a riprodurre la prima forma di materia dopo l’inflazione, una zuppa caldissima di quark e gluoni. Non c’è male direi!
Una recente ricerca, in corso di svolgimento, si lega perfettamente all’inflazione e alla teoria dei multiversi. Va bene la teoria, ma perché non cercare, sulla base di essa, di individuare possibili prove osservative in grado di dimostrare con i metodi della classica ricerca scientifica la validità della teoria? Forse è un’illusione, ma la MQ ci ha stupito ben più di una volta. Chissà…
Ho cambiato completamente il progetto descrittivo e ho deciso di parlare a ruota libera. Questo vi fa capire, ulteriormente, la difficoltà di dare una sequenza precisa e chiara dei “fatti”. Probabilmente è un mia carenza, ma considerate questo articolo un punto di partenza che potremo migliorare tutti assieme. Fatti, teorie, ipotesi, ma anche considerazioni che possono rivestire un’importanza fondamentale. Soprattutto quella che ho espresso anche nel titolo e che potrebbe farci vedere l’esistente sotto una forma diversa dal pensiero comune. Abbiamo voluto la MQ? E adesso “becchiamocela” fino in fondo!
Partiamo con l’inflazione cosmica, cercando non solo di capire perché è stata formulata, ma anche di descriverla e di spiegarne la nascita. La difficoltà sarà leggermente crescente, ma cercherò di smussare tutti gli angoli più taglienti… Capire bene le motivazioni e le ipotesi ad essa relative può insegnarci a non sentirci tutti dei piccoli “Picasso”. Ossia, di disegnare quadrati e triangoli a casaccio, pensando di poter competere con il grande innovatore della pittura moderna. Picasso sapeva disegnare benissimo nel modo classico! Per poter esprimere situazioni e idee rivoluzionarie aveva prima imparato molto bene la storia dell’arte… Analogamente, per formulare ipotesi sulla nascita dell’Universo, bisogna prima aver studiato e capito tutto ciò che la Scienza ci ha regalato fino ad oggi.
Mi sento un po’ in colpa con Mik e, allora, prima di partire, vi regalo un piccolo antipasto sull’inflazione. Niente di veramente sostanzioso, solo un accenno a come si deve pensare e ragionare quando vogliamo affrontare un qualcosa che sembrerebbe creato “ad hoc” solo per risolvere intoppi teorici a prima vista insolubili.
Nel caso di Loch Ness, l’esistenza di un “fossile” vivente è ancora tutta da dimostrare e sembrerebbe solo una trovata pubblicitaria. Nell’Universo non esiste la pubblicità e anche i fossili redivivi possono esistere. Magari a due passi da noi…
Pochi mesi fa avevamo già parlato di uno studio che cercava di costruire, attraverso collisioni relativistiche e simulazioni al computer, una specie di diagramma di fase della “zuppa primordiale”. Qualcosa di simile a ciò che descrive l’acqua nei suoi tre stati: vapore, liquido e solido. Un lavoro che mira a ricostruire le prime fasi dell’Universo, basandosi su dati concreti, è sempre interessante e merita di essere seguito passo per passo. Ne approfitto per fare un quadro generale dello stato dei lavori..
Forse, dico forse, il “rumore” del Big Bang si è fatto sentire, confermando la teoria inflazionaria. Però, andiamo con i piedi di piombo.
E' veramente impossibile vedere cosa è successo nei primi 380 000 anni dell'Universo? Vi ho sempre detto di sì, ma, in realtà sbagliavo e devo chiedere scusa a una particella che fa di tutto per nascondersi e passare inosservata.La sua timidezza la fa spesso dimenticare...
Abbiamo appena parlato di “entanglement” di particelle e della similitudine di questo fenomeno con i wormhole tra i buchi neri. Ed ecco nuovi articoli che affondano il coltello e potrebbero dare il via alla grande unificazione tra relatività generale e meccanica quantistica.
Alla fine della descrizione della MQ sapremo abbastanza bene i nomi e i cognomi delle particelle che infestavano i primi istanti dell’Universo e avremo un’idea di come si siano trasformate in quelle ben più tangibili nella nostra vita quotidiana (protoni e neutroni, in particolare). Tuttavia, sarebbe bello riuscire a descrivere (notate che userò sempre ben poco il verbo “capire”), in modo quantitativo, il passaggio da una forma di materia a un’altra, in funzione di grandezze ben conosciute, come, ad esempio, la pressione (o densità) e la temperatura. I supercomputer ci stanno dando una mano forse decisiva.
Eccezionale osservazione eseguita nell’Universo primitivo, quando le galassie stavano formandosi, illuminando la densa nebbia della fase oscura. Diciamo grazie a Hubble, a Spitzer, a Subaru e soprattutto ad ALMA.
Un mix di nozioni che vanno dalla rappresentazione geometrica di un binario ferroviario a quella “leggermente” più complicata di un Universo in espansione. In comune vi è un punto, che nel primo caso possiamo chiamare punto all’infinito, nell’altro caso Big Bang (anche se quest’ultimo si trova in una posizione temporale ben definita). Quest’articolo, un po’ strano, ci permette di capire meglio il piano ampliato e la natura di un punto singolare. Ci serve anche per vedere che eccezionale applicazione pratica viene fornita da una matematica a prima vista astratta e -forse- visionaria. Insomma, Alice è tornata tra di noi.