Dopo aver scritto un articolo divulgativo, mi coglie sempre un po’ di paura. Ho proprio reso tutto semplice o ho solo messo la polvere sotto il tappeto? In altre parole, ho considerato certi concetti come ovvi, quando invece non lo sono affatto? In particolare, mi è venuto un dubbio sulla Radiazione Cosmica di Fondo e sul fatto che possa essere vista dopo che ha attraversato una galassia. Qualcuno potrebbe chiedersi: “Come fa ad attraversare una galassia già formata se è partita molto prima di lei? In altre parole, se è nata prima della galassia, dovrebbe sempre precederla e non seguirla!”. Forse ho esagerato, ma mi è venuta voglia di spiegare con parole più che semplici questo potenziale paradosso.
Abbiamo appena parlato di BOSS e BAO e di come la struttura a larga scala della materia visibile si possa ricondurre alle anisotropie del rumore cosmico di fondo ed essere estrapolata fino al brodo primordiale dell’Universo, quando materia e energia non si erano ancora separate. Tuttavia, vi è un altro effetto che permette di studiare in dettaglio la radiazione di fondo e le deformazioni causate su di lei dai primi grandi ammassi galattici. Un altro modo per stabilire alcuni paletti sulla distribuzione di massa originaria e sulle caratteristiche dell’espansione. L’argomento non è facile e cerco di semplificarlo al massimo…
E' veramente impossibile vedere cosa è successo nei primi 380 000 anni dell'Universo? Vi ho sempre detto di sì, ma, in realtà sbagliavo e devo chiedere scusa a una particella che fa di tutto per nascondersi e passare inosservata.La sua timidezza la fa spesso dimenticare...
questa breve comunicazione vuole solo dirigervi all'odierno APOD (Astronomy Picture Of the Day) che mostra la nuova versione del celebre video "Potenze di dieci", in grado di farvi viaggiare dal più grande al più piccolo attore dell'Universo. Estremamente utile e divertente, è decisamente più affascinante di quello precedente. Buon divertimento! http://apod.nasa.gov/apod/ap140112.html
Per rimanere in tema di congressi scientifici ecco un caso diametralmente opposto a quello precedente. I dati non sono ancora stati tutti elaborati, ma si è voluto far sapere che si è vicini a una svolta epocale nella conoscenza della struttura dell’Universo. Non un’idea teorica o un’ipotesi da verificare, ma proprio un lungo e duro lavoro osservativo su centinaia di migliaia di galassie che sta portando a capire come e quanto vibrava l’Universo primitivo e molte altre cose ancora. Vale la pena descrivere l’intera situazione e il fantastico risultato. L’articolo è un po’ difficile, ma so che voi l’affronterete con la giusta concentrazione
Il grande Eduardo aveva proprio ragione. La relatività di Einstein è stata testata innumerevoli volte e ha sempre avuto ragione. Ciononostante, gli esami per metterla alla prova continuano sfruttando situazioni veramente al limite. Probabilmente, a un certo livello, si troverà una qualche discordanza. Intanto, però, resiste e come. Un punto su cui “gli amici del giaguaro” hanno sempre lottato con tutte le loro forze è il principio di equivalenza, che sembrerebbe essere uno dei punti più deboli. Un trio di stelle sembra essere il giusto laboratorio per una prova decisiva. Ne approfitto per parlare in modo molto semplice della relatività generale.
Due astrofisici stanno affrontando di punta il problema dei viaggi nel tempo e lo stanno facendo in modo apparentemente frivolo e allegro. Tuttavia, pensandoci bene, potrebbe risultare estremamente interessante anche da un punto di vista scientifico, sfruttando molto bene il web globale. In ogni modo… attenti a ciò che dite!
La particella di Higgs e il campo ad essa associato. Che meraviglia. Finalmente sappiamo perché le “cose” hanno una massa. Sì, ma è proprio una notizia così buona? L’esistenza della particella conferma un’ipotesi teorica non molto piacevole…
Due splendidi filmati che ho visto su Youtube mi hanno fatto riflettere e mi hanno un po’ spaventato per il modo con cui sembrano essere presentati: non un’ovvietà illustrata con sapienza informatica, ma una quasi-scoperta scientifica. Se mi sbaglio, meglio così…
Abbiamo appena parlato di “entanglement” di particelle e della similitudine di questo fenomeno con i wormhole tra i buchi neri. Ed ecco nuovi articoli che affondano il coltello e potrebbero dare il via alla grande unificazione tra relatività generale e meccanica quantistica.
Un lavoro teorico appena apparso su Physical Review Letters sembra proprio essere l’uovo di Colombo. La sua logica è talmente ovvia che sembra impossibile non averci pensato prima. Siamo ancora ben lontani da un’applicazione pratica, ma la Meccanica Quantistica potrebbe svelare i suoi “perché”. L’idea è talmente affascinante che DOVEVO comunicarvela subito
Poter osservare gli atomi e le particelle che li compongono in condizioni di immobilità quasi assoluta. Cosa può volere di più la Meccanica Quantistica? L’ideale sarebbe arrivare alla temperatura dello zero assoluto… e poter guardare senza disturbare. Ebbene, sembra che la tecnologia ci sia quasi arrivata. Tra parentesi c’entra sempre e comunque quel “rompiscatole” di Einstein…
Alla fine della descrizione della MQ sapremo abbastanza bene i nomi e i cognomi delle particelle che infestavano i primi istanti dell’Universo e avremo un’idea di come si siano trasformate in quelle ben più tangibili nella nostra vita quotidiana (protoni e neutroni, in particolare). Tuttavia, sarebbe bello riuscire a descrivere (notate che userò sempre ben poco il verbo “capire”), in modo quantitativo, il passaggio da una forma di materia a un’altra, in funzione di grandezze ben conosciute, come, ad esempio, la pressione (o densità) e la temperatura. I supercomputer ci stanno dando una mano forse decisiva.
Eccezionale osservazione eseguita nell’Universo primitivo, quando le galassie stavano formandosi, illuminando la densa nebbia della fase oscura. Diciamo grazie a Hubble, a Spitzer, a Subaru e soprattutto ad ALMA.
E’ stata scoperta la lente gravitazionale più distante (ossia, più lontana nel tempo). Essa mostra un bellissimo anello di Einstein, indicando un allineamento praticamente perfetto con qualcosa di ancora più lontano. Una bella fortuna. Ma, forse, non c’entra solo la fortuna.
Un mix di nozioni che vanno dalla rappresentazione geometrica di un binario ferroviario a quella “leggermente” più complicata di un Universo in espansione. In comune vi è un punto, che nel primo caso possiamo chiamare punto all’infinito, nell’altro caso Big Bang (anche se quest’ultimo si trova in una posizione temporale ben definita). Quest’articolo, un po’ strano, ci permette di capire meglio il piano ampliato e la natura di un punto singolare. Ci serve anche per vedere che eccezionale applicazione pratica viene fornita da una matematica a prima vista astratta e -forse- visionaria. Insomma, Alice è tornata tra di noi.