Ho letto questo pensiero da qualche parte, ma non ricordo più dove. Sperando di non essere picchiato dall’autore (non voglio attribuirmene il merito), mi piacerebbe condividerlo con voi. Direi che è nello stile Feynman… e potrebbe avere applicazioni nel campo della Scienza in generale e -perché no?- anche nella descrizione di singoli oggetti celesti: ogni cosa è composta da qualcosa di più piccolo e ancora non conosciamo -forse- il caffè, ciò che riempie davvero tutto il vasetto.
Anche quando ti senti pronto a tutto, certi avvenimenti lasciano il segno. Fortunatamente, si tratta solo di delusioni scientifiche, anche se condite con risvolti profondamente umani. Un po’ di tristezza e poi passa tutto. Volevo, però, sfogarmi velocemente con voi che avete imparato a comprendermi nel bene (poco) e nel male (tanto). Se a volte sono duro e arrogante è solo per la voglia di trasmettere e non certo per apparire. Non ho mai usato questo tipo di approccio (molto comune, ve lo assicuro) e ora non ne avrei proprio più alcun bisogno. Tuttavia, qualche delusione mi scuote ancora… Abbiate pazienza e da domani torniamo ai nostri amici celesti che non ci tradiscono mai.
Giorgia mi ha chiesto qualcosa sul Sistema Solare. Penso di dedicarle un articolo su Giove (un bel posticino). Nel frattempo divertitevi con queste semplice domande. Lo so, sono ridicole per molti di voi, ma per altri potrebbero essere un ottimo esercizio. Mi raccomando… mi aspetto risposte precise per ogni punto e non discorsi vaghi e lacunosi… Buon divertimento.
Due splendidi filmati che ho visto su Youtube mi hanno fatto riflettere e mi hanno un po’ spaventato per il modo con cui sembrano essere presentati: non un’ovvietà illustrata con sapienza informatica, ma una quasi-scoperta scientifica. Se mi sbaglio, meglio così…
Oggi mi sono svegliato con tanti pensieri che mi giravano in mente (sarà la vecchiaia?) e ho voglia di impostare una discussione con voi riguardo ai confini, spesso ambigui e poco analizzati, tra fenomeni naturali e fenomeni artificiali.
Come già detto, penso abbiate capito che mi piace abbastanza la statistica e che, a volte, la applico anche quando i numeri limitati non lo permetterebbero. Tuttavia, lasciatemi divertire un po’…
Ci risiamo. Alcuni studi eseguiti dal nostro simpatico amico Curiosity hanno già fatto sparlare le TV e i giornali. Ma i loro addetti scientifici ci sono o ci fanno? Il guaio è che si sono subito fatti sotto anche gli scienziati della domenica…
Mentre andiamo avanti con la matematica e con i concetti un po’ astrusi di zero e infinito, vorrei tenervi “svegli” e proporvi qualche piccolo gioco di prestigio. Il primo si riferisce a una delle somme più facili che esistano, uno più uno, il cui risultato è probabilmente conosciuto anche dai bambini dell’asilo. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Ah… questa matematica, ci riesce a sorprendere sempre!
Questa foto REALE ha veramente qualcosa di speciale. Provate a scrutarla bene e a scoprire la sua rarità. Vi posso dire che la probabilità di ottenerla PRATICAMENTE è dell’ordine di quattro su un milione (forse anche meno). Chi ha già letto qualcosa su di lei è pregato di tacere…. Grazie!
Un piccolo esercizio per tutti voi. Mi ha stimolato Supermagoalex, attraverso alcuni dubbi e domande più che sensati, relativi alla conservazione del momento angolare. Penso di inserire, di tanto in tanto, questo tipo di domande (di soluzione più o meno facile), senza nessuna volontà di mettervi in difficoltà, ma solo per verificare a che punto siamo nella conoscenza dei fenomeni fisici “classici” più importanti. Che ne dite?
Anche l'India vuole arrivare su Marte. Poi toccherà agli stati arabi e -magari- a San Marino e alla Svizzera. Tra qualche decennio sarà la volta delle multi nazionali o delle banche che acquisteranno punti di rating a seconda di quante tonnellate invieranno sul suolo marziano. Fantascienza? Mah... non so.
Questo articolo vuole solo essere una curiosità o -meglio- una triste constatazione. Una volta esistevano riviste scientifiche abbastanza ben fatte. Molte traducevano solo articoli inglesi apparsi su riviste di elevato carattere scientifico. Oggi, purtroppo, sto notando una triste decadenza anche in questo. Sembra ormai che le notizie arrivino al lettore comune attraverso uno sgangherato telefono senza fili. Questa volta è toccato alle stelle ballerine della nostra galassia. Come se non si sapesse che il Sole oscilla... Mamma mia!
Chandra, come molti altri telescopi spaziali e non, lavora praticamente a tempo pieno. Non ha bisogno di dormire, né di tempo buono e nemmeno di oculari speciali o diavolerie tecnologiche che non siano le sue. Sarebbe bello essere Chandra e osservare l’Universo con i suoi occhi. Invece dobbiamo accontentarci di quello che riusciamo a fare da soli o aspettare che qualcuno interpreti i suoi dati e ce li traduca. Ma è proprio così. Assolutamente no. Ogni anno Chandra apre i suoi archivi ancora “segreti” e li offre a tutti, proprio a tutti, e a condizioni incredibili.