Certi fenomeni dell'Universo avvengono in tempi rapidissimi e solo un colpo di fortuna ci permette di vederli. Quando la luce, dopo tempi enormi, giunge a noi, bisogna essere pronti riceverla: Paganini non ripete! Non sempre però... L'effetto lente, guidato da un ammasso galattico, può concedere molte "ripetizioni" di un fenomeno fondamentale come l'esplosione di una supernova avvenuta ben nove miliardi di anni fa.
Una ricerca durata anni e anni sembra aver finalmente fatto comprendere perché la nascita di stelle negli spazi intergalattici sia estremamente ridotta, malgrado le condizioni sembrerebbero perfette. In poche parole: lo spazio non è freddo abbastanza!
Un sorprendente risultato si è ottenuto cercando tra le galassie primordiali, messe in evidenza attraverso l’effetto lente del ben noto ammasso galattico Abell 1689: una piccola neonata (dell’età di soli 700 milioni di anni) si mostra “troppo” sporca di polvere.
Proprio ieri, abbiamo scoperto un UFO che non si preoccupa della temperatura solare; oggi scopriamo che i mattoni della vita sanno difendersi adeguatamente dallo strapotere dei buchi neri galattici che dovrebbero distruggerli facilmente. E’ proprio vero: la vita, anche quando si deve ancora formare, lotta sempre al massimo per non soccombere in un Universo che sembrerebbe ostile.
Uno dei problemi astrofisici ancora da risolvere (e sono tanti…) è la rapida crescita dei buchi neri galattici primordiali. La scoperta sempre più frequente di quasar molto antichi rispetto a noi lo dimostra con sempre maggiore certezza. Ma, adesso, si esagera davvero…
Il titolo di un recente lavoro condotto su oltre 3000 galassie sembra aver dimostrato un legame molto stretto tra buco nero centrale e la materia oscura che circonda la galassia ospitante. Il titolo non lascia dubbi: CONNECTING DARK MATTER HALOS WITH THE GALAXY CENTER AND THE SUPERMASSIVE BLACK HOLE (Il legame tra l’alone di materia oscura, la zona centrale della galassia e il buco nero supermassiccio). Chi la fa da padrone è, senza dubbio, la materia oscura.
ALMA è riuscita a studiare dettagliatamente zone di formazioni stellari in una galassia a ritmo di nascita esplosivo. Forse, anche se non riusciamo a “scovare” uomini alieni, potremmo comunque scoprire creature stellari aliene!
E’ da poco uscita una news decisamente interessante e meritevole di essere evidenziata. Leggendo attentamente l’articolo originario (io cerco sempre di farlo…), la ricerca sembra seguire una sua logica strumentale e applicativa ineccepibile, ma non fa cenno alla materia oscura (anche se compare indirettamente in un riferimento a un lavoro precedente). Non capisco, perciò, come mai le agenzie che sono uscite in questi giorni (tra queste anche quella di media INAF che come sempre copia, traduce e incolla…), pongano un accento particolare quasi soltanto sull’importanza della materia oscura, che gioca -invece- un ruolo decisamente secondario se non, addirittura, inutile. Sembra quasi che senza materia oscura un articolo non possa essere considerato importante… un po’ come il GW…
Purtroppo, anche nel Cosmo avvengono degli infanticidi. Almeno così sembrerebbe. Tuttavia, conoscendo abbastanza bene l’Universo, noi non ci fermiamo all’apparenza e siamo sicuri che vi è una ragione in tutto ciò o -magari- una soluzione diversa…
La notizia in sé è facilmente riassumibile in poche parole. Mi sono permesso, però, di allargare un po’ il discorso per cercare di dare il dovuto risalto a una serie di osservazioni che hanno caratteristiche veramente eccezionali.
Poche e semplici parole sulla scoperta del possibile meccanismo che ha guidato la formazione delle galassie più antiche. Una recente ricerca unisce sapientemente il lavoro di osservazione diretta con quello di modellistica al computer. Ne nasce una visione nuova dei buchi neri primitivi, quella di creature che mantengono logica e razionalità in situazioni caotiche e tempestose.
Sapete che parlo poco di materia oscura. Con tutto il rispetto per le varie teorie a riguardo, mi sembra ancora una specie di prezzemolo da inserire un po’ ovunque quando i conti non tornano. Aspetto, con fiducia, che la MQ riesca a spiegare la gravità (in qualche modo, diretto o indiretto) e sono convinto che ciò che chiamiamo energia e massa oscura diventeranno abbastanza luminose…
Ho accoppiato due fenomeni completamente diversi sia per gli oggetti coinvolti che per le scale di grandezza. Tuttavia, in entrambi le situazioni, il ruolo principale lo gioca una “coppia” molto stretta. In un caso l’informazione arriva attraverso un segnale continuo e ripetitivo, nell’altro da un improvviso silenzio.
Una doppia news concentrata, dato che il primo attore è nuovamente il nostro buco nero. Sicuramente un oggetto un po’ dispettoso e misterioso.
Gira e rigira è sempre colpa (o merito) dei buchi neri. Essi servono da perfetti regolatori della formazione stellare, ma non hanno bisogno di essere mostruosamente massicci. Ne basta uno relativamente piccolo per schiacciare… l’interruttore.
Una nuova ricerca ha evidenziato, forse in modo decisivo, che la stessa produzione parossistica di stelle può comportare l’allontanamento dalla galassia di gran parte del carburante che potrebbe permettere di continuare il gioco “creativo”. Non solo gas intergalattico o buchi neri irrequieti, ma anche troppe stelle tutte assieme...