Le capacità di Hubble, unite alla perseveranza, passione e attenzione degli astronomi dilettati (o anche semplici appassionati), hanno scoperto un chiaro segnale di maturità nell’evoluzione galattica. Vi sembra poco?
Abbiamo appena parlato di BOSS e BAO e di come la struttura a larga scala della materia visibile si possa ricondurre alle anisotropie del rumore cosmico di fondo ed essere estrapolata fino al brodo primordiale dell’Universo, quando materia e energia non si erano ancora separate. Tuttavia, vi è un altro effetto che permette di studiare in dettaglio la radiazione di fondo e le deformazioni causate su di lei dai primi grandi ammassi galattici. Un altro modo per stabilire alcuni paletti sulla distribuzione di massa originaria e sulle caratteristiche dell’espansione. L’argomento non è facile e cerco di semplificarlo al massimo…
Abbiamo appena parlato del programma Sloan che ci ha portato a sentire il suono del violino primordiale, permettendoci di riconoscere la vibrazione e la qualità dello strumento. Tuttavia, i dati di questa favolosa ricerca servono anche a scopi ben più terra-terra. Ad esempio, possono aiutarci a descrivere molto bene cosa circonda una galassia. Solo gas e polvere che chiude la città cosmica come un bozzolo oppure anche un continuo e rapido movimento di nuvole? Contro le idee correnti, la verità sembra la seconda.
Due parole su un mitico congresso americano e sulla Scienza che ogni tanto, per correre troppo, può anche inciampare.
Molte riprese televisive di manifestazioni sportive usano normalmente l’effetto playback, che è diventato veramente essenziale, soprattutto quando il gesto atletico è improvviso e inaspettato. Poterlo rivedere fa capire molte cose in più, anche perché lo spettatore può dedicargli tutta l’attenzione richiesta. I blazar non sono da meno e ci offrono la stessa possibilità. Non ci resta che ringraziarli per questa gentilezza, ancora una volta basata sulle intuizioni di Einstein.
Abbiamo appena parlato di una caccia ultra specializzata per la prima foto di un buco nero. Cose da tecnologia straordinaria e da ricercatori super preparati. Tuttavia, se non proprio la foto, chiunque può contribuire a scoprire la probabile esistenza di un buco nero. Pochi minuti per imparare e poi si apre una ricerca entusiasmante. Non vi è un premio di 14 milioni di euro, ma una soddisfazione che qualsiasi amante del cielo vorrebbe provare (almeno penso). Il tempo da mettere a disposizione può anche essere quello di una pausa lavorativa o di un pomeriggio festivo... magari insieme alla famiglia,
Il Consiglio della Ricerca Europeo si è ricordato anche dell’Astrofisica. Ha concesso ben 14 milioni di euro per uno studio diretto a colui che resta sempre e comunque il signore indiscusso del Cosmo: il buco nero. Quale’è lo scopo finale della ricerca? Qualcosa da far venire i brividi: la prima immagine di un cannibale dello spazio. La difficoltà, più ovvia, è in qualche modo simile a quella di riuscire a vedere una mela sulla Luna. Un buco nero, però, ha comportamenti ben diversi e più complessi di quelli di una mela.
La galassia NGC 6984 è una splendida struttura a spirale che dista 180 milioni di anni luce da noi. L’anno scorso ha mostrato l’esplosione di una supernova. Niente di veramente eccezionale. Il problema è che quest’anno, in una posizione praticamente coincidente con quella dell’anno scorso, è esplosa un’altra supernova. Un caso fortuito o qualcos’altro?
Chandra ha scoperto una vera e propria cometa di dimensioni galattiche. Guardando solo l’immagine X sarebbe molto facile concludere con questa affermazione. In realtà, la visione nell’ottico spiega l’intera faccenda come un fenomeno di collisione tra un gigante e un nano. Il risultato potrebbe essere applicato alle galassie in generale per scoprire incontri di questo tipo, invisibili nel visuale.
Un lavoro paziente e preciso, un’analisi dettagliata delle immagini più raffinate ed ecco pronto un album fotografico che segue la vita della Via Lattea per ben undici miliardi di anni. Un po’ di commozione, di nostalgia, ma anche tanta emozione.
Questo articolo vuole fare il punto su un concetto che forse non è mai stato sottolineato a sufficienza. Un commento di Davide e una news abbastanza recente mi hanno spinto a fare una precisazione molto generale e un discorso molto più ampio e di carattere astro-etico-sociale
Eccezionale osservazione eseguita nell’Universo primitivo, quando le galassie stavano formandosi, illuminando la densa nebbia della fase oscura. Diciamo grazie a Hubble, a Spitzer, a Subaru e soprattutto ad ALMA.
L’Italia è ricchissima di beni artistici e di siti archeologici, lasciati in balia dell’inclemenza del tempo e dell’uomo. Pompei si sta sgretolando, ma i soldi prendono altre strade. Fortunatamente, l’Universo è altrettanto ricco di reperti archeologici che non temono i disastri umani e che si sono perfettamente conservati. L’unica difficoltà è la loro rarità e la difficoltà di scoprirli. Occorrono occhi veramente ben allenati!
E’ stata scoperta la lente gravitazionale più distante (ossia, più lontana nel tempo). Essa mostra un bellissimo anello di Einstein, indicando un allineamento praticamente perfetto con qualcosa di ancora più lontano. Una bella fortuna. Ma, forse, non c’entra solo la fortuna.
Una gigantesca nube di idrogeno sta puntando dritta verso la Via Lattea. Uno scontro la cui conclusione è ovvia: la nube-Davide non può che soccombere alla galassia-Golia. Basterà l’alone galattico, fortemente ionizzato, a distruggere l’intruso. Ne siamo proprio sicuri? Sembra proprio di no.
Una dettagliata ricerca del ferro in un ammasso galattico ha dimostrato come esso sia distribuito un po’ dappertutto. Questo fatto implica sia che esso è molto antico sia che vi è stato bisogno di una vigorosa rimescolata attraverso cucchiai davvero efficienti.