Sono giunte le tanto attese immagini ad alta risoluzione di Plutone e la bocca si spalanca sempre di più in segno di meraviglia.
Cominciamo il nostro racconto con un piccolo satellite di Saturno, forse il più piccolo oggetto planetario che è riuscito a conservare una forma dominata dall’autogravitazione. La sua forma è infatti quasi sferica o -meglio- solo leggermente “a uovo”. Tuttavia, nella sua travagliata esistenza, ha lasciato un segno indelebile sugli anelli di Saturno. Vi sembra poco?
Per non assillarvi troppo con la matematica (che non tutti seguono) e in attesa di qualche news veramente interessante, ho pensato di tornare all’interno della nostra famiglia planetaria. Partiamo dall’idea che non esiste fisicamente una reale differenza tra pianeti, pianeti nani, satelliti e corpi minori e dedichiamoci a dare l’onore della cronaca a quegli oggetti (satelliti soprattutto) che spesso sono “snobbati” sia dai media che dalla stessa Scienza ufficiale. Non esistono solo le prime donne come Encelado, Titano, Io, Europa, Plutone, ma molti altri oggetti che meritano di essere conosciuti un po’ meglio. Oltretutto, le immagini che abbiamo di loro sono spesso veramente fantastiche. Dopo questa breve introduzione inizieremo con il sistema di Saturno, in onore della insostituibile missione Cassini. Una serie di articoli veramente elementari, ma chi ha mai detto che facile non può anche essere bello e interessante?
Bisognerebbe parlare di Plutone ogni giorno, date che le immagini che arrivano da New Horizons sembrano proprio divertirsi a fare uscire matti gli scienziati. Come previsto, quando si parla di vera Scienza, i siti mediatici di basso livello non si degnano di parlarne. Meglio così, almeno non si rischiano tragiche incomprensioni e falsi sensazionalismi.
Tra pochi giorni la cometa Catalina si potrà scorgere -a fatica- nel cielo mattutino. E' la prima e ultima volta che ci viene a fare visita. Forza Giorgia cerca di catturarla come solo tu sai fare!
Ogni tanto Plutone e Caronte vengono brevemente citati dai media (di qualsiasi livello…), soprattutto quando nuove immagini appariscenti arrivano a terra. L’importante è che siano scenografiche e si possa dire praticamente niente con un numero sufficiente e non eccessivo di parole. Poi i riflettori si spengono. In realtà, la missione è veramente una cosa seria e dietro questi lampi di notorietà vi è un continuo studio delle varie caratteristiche dei due corpi planetari, atto a cercare di dare spiegazioni attraverso confronti e modelli realistici, con tanta attenzione e senza fretta.
I tempi della ricerca sono cambiati più in fretta di quanto non sembri. Vorrei raccontarvi una storia vera, legata alla nascita della Nube di Oort o, forse molto meglio, della Nube di Opik-Oort. Al di là del nome, un pezzo di vita scientifica relativa a più di 60 anni fa che mi ha insegnato e può insegnare a tutti molte cose, ormai dimenticate.
Vulcani di ghiaccio, terreno che cambia da zona a zona, satelliti che si sono probabilmente formati mettendo insieme oggetti più piccoli… se non è un mondo attivo e “caldo”, questo, non lo è nessuno! Stiamo parlando di Plutone e della missione New Horizons che dopo essere stata bersaglio di critiche e di scarse aspettative, dopo il declassamento di Plutone, sta dimostrandosi un punto chiave nella conoscenza del Sistema Solare, aprendo nuovi stimolanti interrogativi. Inoltre dimostra che il freddo non spaventa di certo i “pianeti” (qualsiasi siano le loro dimensioni).
I primi lavori scientifici relativi alla missione Rosetta sono stati pubblicati su un numero speciale di Astronomy and Astrophysics. Come pensavo, non vi è niente di straordinario e si capisce anche perché non vi sono state notizie da dare in … prima serata! Ovviamente, potendo osservare la cometa da vicino e per lungo tempo, ha permesso molti miglioramenti nei dati ottenuti, rispetto a quelli già in nostro possesso, ma certi obiettivi giudicati prioritari sono ancora ben lontani dall’essere stati raggiunti. Uso un'esauriente presentazione data da media INAF, che commento solo brevemente.
Normalmente un osservatorio singolo spara microonde su un oggetto (Luna, asteroide o quello che volete) e poi riceve l’eco radar di ritorno. Il calcolo dei tempi tra andata e ritorno permette di ricostruire la morfologia del corpo in esame e ottenere una vera e propria “fotografia”. Per 2015 TB145 si è usato un sistema doppio: un osservatorio spara e un altro riceve. L’operazione permette una risoluzione maggiore, che nel nostro caso ha raggiunto i quattro metri.
Quante volte i media hanno gridato alla catastrofe quando un piccolo oggetto sfiorava la Terra? Si sono sempre buttati sulla notizia come avvoltoi, anche quando erano già apparse le smentite scientifiche. In realtà, non c’è stato nessun rischio legato all’asteroide di Halloween, ma le sue dimensioni e la scoperta così tardiva sollevano non pochi spunti di riflessione.
New Horizons, con poco clamore mediatico, continua a mandarci immagini del suo rapido passaggio vicino all’ex pianeta e al suo compagno di viaggio. Questa volta tocca proprio a lui, Caronte, sorprendere gli scienziati.
Questo articolo non vuole riportare l’ennesimo modello che cerca di ricostruire la formazione dei pianeti, ma solo fare una riflessione che ha una valenza ben più generale. Sono essenzialmente convinto che le spiegazioni scientifiche che complicano sempre di più i modelli precedenti vanno decisamente contro la “logica” dell’Universo: essa si basa su processi semplici e vantaggiosi. Le complicazioni sono sempre dovute alla nostra incapacità di comprenderli.
Il titolo potrebbe far pensare a comete che seguono orbite molto bizzarre a causa di perturbazioni varie. E, invece, parliamo proprio di alcol etilico che viene emesso a un ritmo sostenuto dalla ben nota Cometa Lovejoy e sembra anche da quella di Rosetta. In aggiunta si è anche notato un tipo di zucchero. Insomma, forse abbiamo capito perché Philae è caduto malamente e Rosetta sembra essersi addormentata: si sono ubriacate!
Solo ieri ho parlato del lavoro di Rampino sulla correlazione tra impatti ed estinzioni di massa, ma ci torno subito sopra, dato che il lavoro originario è già in linea. Bene, ciò che dice il lavoro non ha niente a che vedere con quello che pubblicano le relazioni preliminari (tipo media INAF). Nessuna ipotesi astronomica, ma solo una disquisizione sui metodi statistici usati. Inoltre, media INAF getta una luce del tutto errata sul ruolo degli asteroidi e mi sento veramente OFFESO.
L’articolo non è ancora uscito e quindi sarebbe stato meglio aspettare, ma la problematica che affronta non è certo cosa nuova e, inoltre, viene usato un termine, nella relazione preliminare, che avevo coniato proprio io parecchi anni fa: “asteroid shower”. Conoscendo, inoltre, molto bene uno degli autori vorrei regalarvi un piccolo aperitivo, in attesa del pranzo vero e proprio.