La missione GRAIL, lanciata nel 2011 ha svolto un lavoro encomiabile sulla Luna. Composta da due sonde poste su una stessa orbita ha permesso, studiando le variazioni della loro distanza reciproca, di mappare il sottosuolo lunare e quantificare al meglio le fasi evolutive più antiche del nostro satellite e di tutti i pianeti interni. Eppure, quanti tra coloro che sbavano dietro Curiosity conoscono l’esistenza di GRAIL?
Benché si continui a parlare di futuri viaggi umani nello Spazio (almeno interplanetario) si sa benissimo che le condizioni di vita sarebbero quasi sicuramente letali per gli astronauti. Oltretutto la loro presenza non sarebbe molto importante, pensando alle raffinatissime tecnologie in grado di svolgere molto meglio il lavoro di un equipaggio con gambe, braccia e organi vari. Finché non si riuscirà a superare la velocità della luce, una Enterprise rimane pura fantascienza. Tuttavia, se proprio fosse necessario, degli ottimi pionieri esistono già. Ovviamente, le ricadute hanno anche un risvolto negativo.
Tutti avranno sentito parlare di precessione almeno una volta. Essa viene citata sia quando di parla di spostamento della stella polare come indicatrice della direzione del polo nord sia quando si discute sul cambiamento delle costellazioni dello zodiaco sia, a volte, delle coordinate delle stelle. In qualche modo si parla di precessione solo per i suoi effetti, ma non riguardo alla sua vera ragione fisica. Eppure, la osserviamo sempre quando facciamo girare una trottola e i telescopi spaziali non potrebbero puntare esattamente gli oggetti celesti senza "trottole" molto speciali.
Il carbonio è l’elemento fondamentale per la creazione della vita biologica. Tuttavia, bisogna stare molto attenti. Se ce ne fosse troppo eliminerebbe un altro composto essenziale. La vita, forse, è più difficile del previsto e dipende molto dalla storia della stella madre.
Anche l'India vuole arrivare su Marte. Poi toccherà agli stati arabi e -magari- a San Marino e alla Svizzera. Tra qualche decennio sarà la volta delle multi nazionali o delle banche che acquisteranno punti di rating a seconda di quante tonnellate invieranno sul suolo marziano. Fantascienza? Mah... non so.
Due piccioni con una fava. Non solo si è avuta la prova di un impatto cometario avvenuto nell’atmosfera terrestre circa 28 milioni di anni fa, ma si è molto probabilmente trovato un vero e proprio pezzo di cometa: il primo in assoluto di queste dimensioni. Chissà come sarebbe contento il grande scienziato e amico Fred Whipple, l’uomo della “palla di neve sporca”.
Scoperto sulla Terra un vulcano che riesce a competere anche col gigantesco Monte Olimpo di Marte: il suo volume totale è inferiore solo del 25%.
Un risultato ottenuto durante le operazioni di Curiosity getta molta acqua fredda sulla possibilità di trovare tracce di vita sul pianeta rosso o anche solo composti organici a lei molto vicini. La conclusione sembrerebbe sincera, ma mi permetto di dubitare un poco di un problema venuto stranamente a galla molto in ritardo.
Il Sig. Roche, tra le tante cose fatte, ha avuto anche due bellissime idee che hanno condotto al lobo e al limite che portano il suo nome. Non hanno, però, niente in comune. Questo articolo vuole dedurre matematicamente il limite di Roche, quello che decide se un satellite si può trasformare in un bellissimo anello. Vedremo anche se Saturno ha seguito questa regola.
Mi è stato chiesto di parlare di Venere e lo faccio volentieri, soprattutto per sfatare alcune “leggende” che si sono create su di lei (o lui… dato che è un pianeta?). Leggende che hanno guadagnato consensi proprio perché sembrano perfette per ingigantire la paura del riscaldamento globale terrestre e mostrarci Venere come un incubo sempre più vicino. Le cose sono invece molto diverse. Avrei potuto fare una descrizione molto “tecnica” dell’atmosfera del pianeta gemello (almeno come dimensioni), sciorinando dati e ipotesi sulla sua coltre nuvolosa e sui composti chimici che lo compongono. Ho preferito, per adesso, limitarmi a una visione sommaria, molto approssimativa, ma sufficiente a darle una più giusta collocazione nell’ambito del Sistema Solare.
Per assistere agli effetti di un buco nero non c'è bisogno di spingersi nella profondità dello Spazio. Se ne possono vedere di analoghi cercando i grandi vortici marini. La matematica che li descrive è estremamente simile.
Brutte notizie, cari amici. Sembra proprio che la tanto attesa cometa si risolva in una bolla di sapone. Non solo c’è il rischio della sua disintegrazione, ma anche -nel migliore dei casi- la sua luminosità sembrerebbe restare ben al di sotto della visione a occhio nudo.