Tra tante cose che si dicono di Marte ci si dimentica spesso di parlare del suo prossimo anello. Non è proprio un processo fisico di … domani, ma sembra che i primi segni siano già visibili. Come lo chiameranno? Forse, anello P, come Phobos, dato che sarà proprio il piccolo satellite a formarlo tra qualche decina di milioni di anni o anche meno.
Questo articolo non vuole riportare l’ennesimo modello che cerca di ricostruire la formazione dei pianeti, ma solo fare una riflessione che ha una valenza ben più generale. Sono essenzialmente convinto che le spiegazioni scientifiche che complicano sempre di più i modelli precedenti vanno decisamente contro la “logica” dell’Universo: essa si basa su processi semplici e vantaggiosi. Le complicazioni sono sempre dovute alla nostra incapacità di comprenderli.
Acqua su Marte! Si grida al miracolo, anche se la scoperta era attesa da lungo tempo e poco cambia la situazione e le condizioni del pianeta rosso. Non è stato trovato un mare o un lago, ma solo un po' di ghiaccio che riesce a restare liquido per qualche ora in più...
Eccezionali osservazioni del VLT hanno mostrato un protopianeta che deve ancora concludere la sua formazione: un vero parto in diretta…
La costruzione dei pianeti, di tipo essenzialmente roccioso, si spiega solitamente in modo molto semplice e intuitivo (lo faccio io per primo). Tuttavia, l’eccessiva semplicità nasconde sempre qualche piccolo problema che non può, alla lunga, essere nascosto sotto al tappeto. Una nuova simulazione sembra gettare luce su uno dei punti più critici della formazione planetaria.
Parlando di evoluzione planetaria, abbiamo spesso parlato di atmosfera originaria e di atmosfera secondaria. Giove, ad esempio, conserva strettamente quella che ha avuto fin dalla nascita e composta essenzialmente di idrogeno, mentre la Terra l’ha dovuta lasciar libera e si è accontentata di quella molto “sporca” regalatale dai vulcani e purificata dagli organismi viventi. L’immagine di un Nettuno che sta perdendo la sua atmosfera ci fa riflettere su queste fasi così importanti per la vita di un pianeta…
Tanta fatica e tanti soldi per capire se Marte sarà la nostra futura casa cosmica (ma mi facciano il piacere…), accettando in gran silenzio le ultime ipotesi che fanno pensare che il pianeta rosso NON abbia mai visto l’acqua allo stato liquido, ma solo e soltanto sotto forma di ghiaccio, ed ecco che la poco considerata sorella gemella della Terra ci manda un avviso importantissimo (e speriamo che venga raccolto da qualche media…): “Sono Viva, geologicamente viva!”. Una notizia che farà riscrivere l’evoluzione del pianeta così simile e così diverso da noi. Un pianeta non certo adatto alla vita biologica, ma… chi ha detto che esiste solo quella nel Cosmo?
Una recente ricerca basta su dati di Curiosity (qualcosa sta facendo…) ha chiarito abbastanza bene qual è il vero scopo delle continue missioni su Marte. Non ci deve stupire più di tanto, ma le cose sono ora dette in modo molto chiaro, anche senza leggere tra le righe…
Sarà, forse, perché si sente troppo osservato e -soprattutto- calpestato, ma Marte fa di tutto per nascondere molti dei suoi segreti. Ancora una volta, malgrado le passeggiate mediatiche di Curiosity che continuano a entusiasmare molti astrofili di un certo tipo e a farli viaggiare verso conquiste future del pianeta rosso, non solo improbabili, ma scientificamente ridicole, le informazioni più interessanti provengono sempre dagli strumenti che guardano da lontano il nostro vicino di casa. E’, oggi, la volta dei suoi ghiacciai, sapientemente coperti dalla polvere.
Sulla Terra c'è troppo ferro e sulla Luna troppo poco. Un doppio mistero che sembra essere stato risolto in laboratorio.
I robottini continuano a calpestare Marte e -forse- a distruggere i resti biologici rimasti. Tante foto (spesso veramente banali o -almeno- di scarsa utilità) ma ben pochi risultati scientifici. Nel frattempo, senza clamore mediatico, i telescopi terrestri compiono passi da gigante nello studiare l'antico aspetto del pianeta rosso.
Uno degli scopi fondamentale di Curiosity è quello di “scovare” segni di antica vita marziana. Vita vuole ovviamente dire composti organici… ma -accidenti!- sembra che gli esperimenti eseguiti da Curiosity servano soprattutto a distruggere i composti organici. Se non fosse vero si penserebbe a una barzelletta! Distruggiamo ciò che stiamo cercando!
Sappiamo bene come la marea riesca a sincronizzare i periodi orbitali dei satelliti maggiori con quello di rotazione (e a volte anche con quello del pianeta). Ma… come “nasce” la rotazione attorno al proprio asse?
Vi ho tartassato a lungo con la spiegazione dei fenomeni mutui dei satelliti galileiani (ricordate il Super Kepler?). Chi ha letto quegli articoli dovrebbe ora sapere il come, il quando e il perché. Diventa, allora, estremamente istruttiva una splendida ripresa eseguita dal “solito” astrofilo giapponese di turno, fatta con mezzi a dir poco elementari.
Visto che c’è voglia di quiz… eccone uno, a dir poco, classico… (e io fatico meno...).
Vi ripropongo un vecchio articolo sul meccanismo di Kozai, collegandolo a una recente news che, penso, tra poco giungerà sui media con tutte le deformazioni ed esagerazioni del caso.