Ogni giorno si scoprono nuovi esopianeti e, spesso e volentieri, invece di aiutare a descrivere una teoria unitaria di formazione planetaria, creano non pochi problemi agli astrofisici.
Nel maggio dell’anno scorso mi ero lasciato andare a una grande euforia dopo le osservazioni di ALMA del sistema planetario in formazione della stella HL Tau. Sembrava proprio che tanti schemi e grafici tracciati sui fogli di carta prendessero vita. Avevo anche preannunciato conseguenze eccezionali delle osservazioni di ALMA e sono contento di averci visto giusto…
Sapete che non parlo spesso di esopianeti di tipo terrestre né tantomeno di possibilità di vita al di fuori della nostra. Penso sia ancora troppo presto e forse è un’impresa che rimarrà un sogno. Tuttavia, sono apparsi due articoli a riguardo che vale la pena ricordare: uno più ottimista, di carattere quasi psicologico, e l’altro più scientifico e molto meno ottimista.
Era stato chiamato “pianeta diamante”, a causa della presenza abbondantissima di carbonio nel suo interno. Poi si sono aggiunte altre osservazioni che hanno cambiato un po’ la situazione, ma 55 Cnc e rimane una super terra veramente strana o quanto meno “esotica”. A parte la temperatura non proprio ideale per una vacanza riposante, sembra che l’acido prussico dia un tocco in più alla sua atmosfera… Mandarci in viaggio premio molti dei nostri politici…?
Il titolo non mi piace, ma sono in qualche modo costretto a scriverlo, dato che sono “ufficialmente” chiamate così. Si parla di stelle che nelle prime fasi della loro vita si nutrono dei loro stessi figli. E tra queste stelle potrebbe esserci stato anche il Sole…
Lo dico subito chiaramente: non ho mai visto questo tipo di trasmissioni televisive per vari motivi, non ultimo per il semplice fatto che sono convinto che siano tutte delle “bufale”, che solo un mondo in caduta intellettiva libera può credere vere. Quel poco che so, me lo hanno raccontato… Tuttavia, sarebbe veramente molto bello se si riuscisse a ricongiungere madri con figli considerati ormai perduti o viceversa… Un programma simile, applicato alla ricerca scientifica, ha risolto un caso davvero “commovente”!
Prendiamo una stella come il Sole; mettiamole in orbita una compagna molto più piccola; cerchiamo adesso, con le buone o le cattive, di inserire tra di loro un pianeta con una massa otto volte quella di Giove. Fatto? Non ci resta che divertirci a seguire le acrobazie dell’orbita dello sfortunato pianetone. No, non siamo cattivi e dispettosi: questa è Natura, ragazzi!
Si è iniziato lo studio delle atmosfere dei pianeti giganti che girano, vicinissimi, attorno alle proprie stelle. E’ saltato subito all’occhio un problema che sembrava di tipo formativo ed evolutivo. Alcuni mostravano la giusta quantità di acqua, mentre altri erano decisamente “aridi”. La risposta è più semplice del previsto: le nubi nascondono l’acqua. Semplice e senza alcun bisogno di processi esotici e complicati. Tratto l’argomento in modo molto rapido, dato che vorrei, molto presto, ampliare il discorso verso le nane brune e le loro … nuvole.
A leggere bene tra le righe si poteva immaginare qualcosa del genere. L’analisi dei dati fotometrici provenienti da Kepler forniva moltissimi pianeti CANDIDATI, ma ben pochi diventavano pianeti CONFERMATI. I candidati dovevano essere analizzati in dettaglio per essere sicuri di non aver preso fischi per fiaschi… Purtroppo, a volte, la fretta li ha inseriti già nelle ricerche statistiche, che adesso devono rallentare e prendere atto della situazione.
Una famiglia planetaria molto strana, sicuramente segnata da una serie di avvenimenti violenti e inattesi. Non possiamo tornare indietro nel tempo, ma ciò che vediamo oggi ci fa pensare a un’avventura familiare decisamente critica. Ah… questi figli! Sempre che sia veramente colpa loro… Cerchiamo di raccontare il possibile svolgimento dei fatti, immedesimandoci nella situazione e nei suoi risvolti etici e morali: sarà più facile raccontarla ai più piccoli…
Gli esopianeti confermati hanno ormai toccato quota 1900 e permettono di costruire un vero e proprio album di famiglia dell’intero processo di costruzione planetaria. E' stata appena aggiunta una foto fondamentale.
Probabilmente, una nana rossa non ha mai avuto niente a che fare con gli uomini o con qualcosa di molto simile a loro. Tra le stelle, però, l’informazione viaggia alla velocità della luce e ben presto si è saputo che l’evoluzione biologica può portare a una razza veramente deleteria. La nane rosse sono già di per sé stelle piuttosto nervosette (non si sa se ciò sia dovuto alla loro piccola stazza) e l’idea di fornire energia a qualcosa di così assurdo, come la razza umana, le aumenta ancora di più la tensione e la rabbia. Fatto sta che si premuniscono fin da subito e rendono i loro pianeti invivibili: meglio prevenire piuttosto che correre ai ripari troppo tardi. Vi racconto una storia recente che può anche avere una motivazione diversa da quella troppo “umanizzata”...
Un recente lavoro di meccanica celeste ha proposto un metodo teoricamente e praticamente interessante, oltre che semplice, per la definizione di pianeta. Per come è stato formulato, esso si può applicare anche ai sistemi planetari non solari. Al di là della sua validità e logicità, un approccio di questo tipo ha veramente un significato scientifico? Vorrei discuterne un po’ con voi…
Kepler (e non solo) ha aggiunto centinaia e centinaia di nuovi pianeti alle stelle della nostra galassia. Ovviamente sono pianeti già formati, capaci di nascondere un po’ della luce della stella attorno a cui rivolvono. Forse, però, si può fare di più e andarli a scoprire quando sono ancora nascosti dalla nube proto planetaria. Il computer, se usato bene, può decisamente aiutare.
Tutto ci si poteva aspettare da un disco protoplanetario, ma non certo ciò che si è visto attorno alla stella AU Microscopii. Il suo disco di polvere, in cui potrebbero formarsi (o già essersi formati) dei pianeti, è attraversato da onde che si propagano a velocità pazzesca. L’origine potrebbe riferirsi a "flare" stellari. Mamma mia… meno male che il Sole è una stella di buona famiglia!
Il primo passo, sicuramente il più ovvio e generalmente seguito dagli astronomi che studiano gli esopianeti delle zone abitabili, è trovare il pianeta. Se è nella giusta posizione, si può poi pensare di adottare altre tecniche per lo studio dell’atmosfera, della temperatura, della composizione chimica del suolo, ecc., ecc ., e valutare se la possibilità di vita può anche diventare probabilità. Come ben sappiamo, queste tecniche sono ancora in una fase troppo primitiva per essere considerate valide. Ora nasce un’idea del tutto rivoluzionaria (applicabile per adesso in pochissimi casi): perché non cercare prima la vita e poi il pianeta?