Chi non ha mai visto una delle figure più usate in letteratura per rappresentare i buchi neri come deformazioni dello spazio-tempo? Mi riferisco ai celebri “imbuti”. Una geniale descrizione grafica che deve essere, però, capita con tutti i suoi enormi limiti. Cerchiamo di costruirla e di capire quanto sia “fittizia” e quanta confusione potrebbe creare se non interpretata correttamente.
Questo articolo dà la risposta alla domanda sul futuro della Terra nel caso che il Sole diventi “magicamente” un buco nero. Preferisco dare subito la risposta per i motivi che riporto nel testo.
Gira e rigira è sempre colpa (o merito) dei buchi neri. Essi servono da perfetti regolatori della formazione stellare, ma non hanno bisogno di essere mostruosamente massicci. Ne basta uno relativamente piccolo per schiacciare… l’interruttore.
Questo breve articolo è solo un’appendice alla trattazione dei buchi neri, dedicata ai più esperti. In particolare, vuole solo “dimostrare” qualitativamente che la determinazione dell’orizzonte degli eventi attraverso la velocità di fuga è solo un sistema semplice e alternativo, ma concettualmente non corretto. Schwarzschild è arrivato alla soluzione in modo ben più complicato, risolvendo un caso particolare della relatività generale.
Purtroppo, il nostro buco nero casalingo ha poco a che vedere con quelli descritti dalla relatività generale. Oltretutto, con le maniere gentili, si può abbandonare facilmente. La differenza tra i due ci permette di entrare nella problematica dello spazio-tempo e iniziare a comprendere le eccezionali caratteristiche dell’oggetto forse più famoso dell’Universo.
Chi ha mai detto che per fare un buco nero ci vuole una stella enorme e che questa debba morire in modo molto spettacolare? Tutti? No, non crediamoci. Qualcuno, o forse molti, dicono anche che solo la mente eccezionale di Einstein e le sue teorie rivoluzionarie hanno fatto pensare a questo “oggetto” così misterioso e terribile. No, non crediamo nemmeno a loro. Basta conoscere la meccanica di Newton, avere qualche strumento d’avanguardia (cercatelo sul web…) e potremmo costruirci il “nostro” buco nero da mettere sotto l’albero...
I raggi cosmici aumentano per colpa dell’apatia del Sole. Missioni spaziali umane e riscaldamento globale sono a forte rischio…
Non sto parlando di meccanica quantistica e non sono nemmeno impazzito. Può capitare che nell’Universo a volte valga la somma che ho appena enunciata. Se ci pensate bene è una cosa che abbiamo visto spesso, ma quella a cui voglio riferirmi oggi è relativa a due stelle veramente fuori dal comune.
Una nuova ricerca ha evidenziato, forse in modo decisivo, che la stessa produzione parossistica di stelle può comportare l’allontanamento dalla galassia di gran parte del carburante che potrebbe permettere di continuare il gioco “creativo”. Non solo gas intergalattico o buchi neri irrequieti, ma anche troppe stelle tutte assieme...
Abbiamo trovato la forza di marea in tanti luoghi dell'Universo: dalle galassie, ai buchi neri, agli oceani terrestri, fino ai piccoli asteroidi che si avvicinano troppo a un pianeta. Sembra agire in modo diverso, ma è sempre la stessa. Penso di fare cosa gradita a molti nel voler riunire vari articoli e descrivere sia come si determina sia come agisce. Un solo asterisco per chi vuole limitarsi ai concetti, tre per chi vuole seguire anche i calcoli.
Si cerca in tutti i modi di poter osservare e quantificare il gas che nelle galassie serve a creare nuove stelle. Finché si sta nelle nostre vicinanze… tutto bene. Ma se ci si vuole spingere indietro nel tempo cominciano i problemi. Forse bisognerebbe spegnere TV, radio, ecc., ecc.
Sono anni ormai che si parla di G2, l’ammasso di gas che doveva essere ingoiato dal nostro buco nero galattico. Il pranzo però non arrivava e, finalmente, sembrava che si fosse trovata la spiegazione: non era una nube di gas, ma l’involucro gassoso che nascondeva una stella doppia orbitante attorno al buco nero. Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Le idee sono nuovamente cambiate. Capite perché spesso tardo a riportare le news…
Sembra proprio un processo all’italiana. Sono passati più di 60 anni e ancora non abbiamo un verdetto. Anzi, non sappiamo nemmeno cosa sia realmente accaduto. Sicuramente, però, è qualcosa di veramente eccezionale. Ne ho approfittato per parlare un po' di trottole...
Questo articolo diventa anche la quinta puntata della meravigliosa avventura dell'atomo. Ormai spettroscopia e modello atomico viaggiano insieme. Per la spettroscopia possiamo anche iniziare a dedicarci alle stelle. Per l'atomo dobbiamo riprendere per mano la meccanica quantistica.
Quello che sto per raccontarvi è un argomento quasi sicuramente conosciuto da tutti, ma richiamarlo ogni tanto non fa male, soprattutto mentre si parla sempre più spesso di viaggi interplanetari istituzionali o addirittura privati.
Sapete ormai bene che mi occupo poco di materia oscura. Vorrei parlarne solo quando vi saranno prove, un po’ meno teoriche e un po’ più sperimentali, che diano almeno una vaga idea di ciò che possa essere. Tutti i tentativi fatti nei laboratori hanno portato a un nulla di fatto. Ritengo troppo speculativo ipotizzare qualcosa che dovrebbe dominare l’Universo ma che, per adesso, è composta di qualcosa che non si riesce a trovare. In questo contesto, ritengo quantomeno divertente (non so quanto scientificamente valido) una recente ricerca a riguardo. Ancora una volta, bisogna stare attenti agli … asteroidi!