E' giunta l'ora di risolvere il problema della catastrofe ultravioletta. Qualcuno si affida a un puro gioco matematico, senza pretese di fare della fisica. Un gesto disperato che ha un successo insperato grazie a chi rifiuterà fino alla morte ciò che è riuscito a confermare "praticamente". L'atomo è pronto a far saltare i suoi elettroni e la spettroscopia a spiegare le righe che "sporcano" lo spettro continuo.
Il silenzio era un po’ imbarazzante…Ricordate il banchetto che stava per fare il nostro buco nero? Un ammasso di gas chiamato G2 stava per finire nelle fauci del “mostro” galattico e ci si aspettava un bel fuoco d’artificio. E, invece, niente… Ora si è capito perché…
Mi sono accorto che ultimamente ho dedicato poco tempo ai meno esperti e ai giovanissimi. Questo articolo, prendendo spunto da una recente osservazione di grande importanza, è diretto a loro. I più bravi, nel frattempo, hanno di che divertirsi con redshift, ottica, corpi neri e vettori vaganti…
Sembrerebbe impossibile che una stella giunta a breve distanza da un buco nero riesca ancora a raccontare la sua avventura alle colleghe. Le masse in gioco sono talmente diverse che nessuno scommetterebbe un dollaro bucato sulla sopravvivenza della stella, eppure potrebbe essere un evento molto più comune del previsto.
Si continua a parlare di missioni umane verso Marte, ma il Sole continua ad abbassare il tempo di durata dei viaggi spaziali. Il suo scudo protettivo è veramente mal messo…
Introduciamo il corpo nero e cerchiamo di descrivere la distribuzione dell'energia luminosa che proviene da ciò che può essere considerato un vero e proprio modellino stellare. Purtroppo, la fisica classica di fine ottocento ci porta a una vera e propria catastrofe. Per il momento non ci pensiamo e constatiamo che, in ogni modo, la luce di una stella ci ha già regalato una nuova informazione fondamentale: la temperatura della sua superficie.
Ci avviciniamo sempre più alla decodificazione del messaggio luminoso inviatoci dalle stelle. Prima però bisogna comprendere molto bene cosa rappresenti veramente la luce e come possa essere trasmessa. Non si può fare a meno di introdurre la meccanica quantistica, anche se solo sfiorandola. Ovviamente, per i lettori di questo blog, essa è ormai una vecchia e cara amica, anche se un po’ … bizzarra.
Spulciando nel nuovo Archivio, ho trovato alcuni articoli che mi sembrano particolarmente interessanti, soprattutto per chi non seguiva il sito precedente. Quello che ripresento qui cade a fagiolo con le prossime "puntate" sulla Spettroscopia. Volevo proporvelo come “quiz”, ma poi ho desistito… Anche chi è un esperto del Cosmo non ha, certamente, mai sentito parlare di stelle verdi. In realtà, sembra proprio una cosa assurda, pensando che l’occhio umano è più sensibile proprio alla luce verde. La cosa si fa ancora più strana se si pensa che il nostro Sole è, invece, proprio una stella VERDE! Non c’entra la solita “bizzarra” MQ, ma solo il nostro occhio... Questo articolo potrebbe iniziare la serie di articoli FAQ, come chiedeva Alexander (se non sbaglio...): PERCHE' NON SI VEDONO STELLE VERDI?
Una news, ancora molto preliminare, cade proprio a fagiolo per il nostro discorso appena fatto sulla nascita delle prime stelle e sulla reionizzazione dell’Universo, durante la fase oscura, quando la luce si formava ma doveva trovare la strada per uscire allo scoperto.
E’ sempre emozionante assistere in diretta a qualche record mondiale, soprattutto se aprono nuove strade al futuro delle competizioni a cui si riferiscono. I nostri “campioni” sono tutti e tre stellari, ma appartengono a diverse categorie, un po’ come i pugili: i buchi neri, le pulsar e le nane bianche. Oggetti molto massicci, che sembravano essere giunti alla fine della loro “carriera”. E, invece, ci stupiscono ancora…
Continuiamo la nostra rapida carrellata sulla formazione stellare per potere introdurre la spettroscopia, ossia il primo passo per decodificare il messaggio che ci viene inviato dalle stelle attraverso l’unico tipo di informazione possibile: la luce. Non è ancora il caso di introdurre una matematica accurata, dato che l’importante è sapere che le stelle hanno voglia di comunicare. L’Universo è rinato, finalmente, e ogni suo oggetto, naufrago in uno Spazio infinito, invia la sua bottiglia con dentro un messaggio preziosissimo. Ora tocca all’abilità dell’uomo saperlo leggere…
Iniziamo il nostro viaggio che ci porterà nel mondo delle stelle, gli oggetti più importanti dell’Universo, le fabbriche della materia e della luce. Ci accorgeremo che per studiare le creature più gigantesche avremmo bisogno di capire il microcosmo racchiuso dentro un atomo e che per capire il funzionamento delle particelle microscopiche sarà necessario vederne gli effetti sulle stelle. Un legame indistruttibile che solo la spettroscopia poteva svelare nella sua semplice e complessa struttura. La fisica classica dovrà lasciare il passo alla meccanica quantistica… Questa serie di articoli li ho provvisoriamente indicati con una S seguita da numeri crescenti, in attesa, poi, di fare una grande UNIFICAZIONE!
Un momento di pausa e di chiarezza prima di proseguire con l’atomo e sconfinare nella spettroscopia. Ho deciso di mandare avanti le cose in contemporanea, dato che ormai i legami si sono fatti troppo stretti. Una pausa in attesa di far rinascere l’Universo!
Voi sapete quanto sia affezionato alle nane rosse (la Rosetta del mio libro di divulgazione) e quanto mi dispiaccia che vengano spesso considerate stelle di serie B. In fondo, servono poco all’economia del Cosmo e prima di rilasciare qualcosa (molto poco) sono capaci di vivere per decine se non centinaia di miliardi di anni. Però, quando vogliono farsi sentire, ci riescono molto bene. Grande Rosetta!
Una scoperta abbastanza recente e due lavori teorici hanno aperto una finestra sull’infanzia delle stelle più antiche.. Alcune hanno dato quel poco che potevano, altre hanno inseminato tutta la loro galassia. Piccole o grandi che siano… le mamme sono sempre le mamme!
Mentre stavo scrivendo la parte relativa al corpo nero mi è nata un’ovvia riflessione che, pur nella sua banalità, penso valga la pena di essere condivisa con voi. Il picco di luce delle stelle capita proprio in un intervallo di lunghezze d’onda che sono perfette per i nostri occhi. O forse è vero il viceversa?