E’ poco che abbiamo dato al Sole quello che è del Sole in relazione ai suoi possibili e logici effetti sul clima terrestre. Ci ritorno, brevemente, sopra per comunicare, finalmente, il raggiungimento del massimo del ciclo 24. Una bella “ciofeca”… direbbe Totò.
Una news, “aspettata” con ansia come questa, merita un vero e proprio racconto. Quando si trova (realmente) ciò che si cerca siamo davanti a vera Scienza e si ha l’obbligo di metterlo nel giusto risalto. Parliamo di magnetar, di buchi neri mancati e di stelle che scappano con il “malloppo”. Meriterebbe un film.
Tenersi a distanza dalla propria stella può anche avere una ragione, ma il grosso Giove di GU Psc sta veramente esagerando: 2000 unità astronomiche sono un record assoluto. Per gli scienziati, però, è una bella fortuna.
Lo ammetto, non ho mai visto questo programma televisivo che è ben lontano dai miei interessi. Tuttavia, tramite Blob (buon compleanno!) penso di essermi fatto un’idea dello scopo: riunire parenti più o meno stretti che si sono persi di vista da lungo tempo. Ebbene, il Sole ha ritrovato una vera sorella. Al di là degli scherzi, la notizia è di quelle che possono aprire veramente nuovi orizzonti e che commuovono profondamente.
Il titolo richiama una celebre filastrocca inglese: “Twinkle, twinkle, little star…”, ma si applica benissimo a uno dei successi osservativi più strabilianti di questi anni. E’ stato, infatti, raggiunto un record a dir poco spaventoso riguardo alla misura di una pulsar, attraverso lo studio della sua scintillazione. La tecnica va al di là degli scopi di questo blog, ma i risultati meritano di essere conosciuti. Un salto di qualità che ha veramente del mostruoso.
Volevo quasi tralasciare questa news, dato che non cambia di molto ciò che già sappiamo succedere nelle galassie quando scaraventano lontane da loro le stelle fuggitive. Tuttavia, stiamo parlando di forza centrifuga e allora tutto ciò che scappa può essere interessante.
E’ ormai di dominio pubblico la scoperta di un’anomala (troppo elevata) luminosità di una supernova di tipo Ia che sembrava introdurre un nuovo tipo di supernove. Un bel problema, dato che avrebbe, probabilmente, potuto creare non pochi scossoni ai metodi di determinazione delle distanze cosmiche, basati proprio sulla costanza della luminosità assoluta di queste esplosioni cosmiche.. Fortunatamente, tutto è rientrato e la supernova risulta così luminosa solo perché una galassia più vicina le fa da lente gravitazionale. La faccenda, riportata sui giusti binari, offre risvolti molto positivi tutti da studiare..
C’era ovviamente d’aspettarselo. Se le stelle capaci di bruciare il proprio idrogeno sono molto probabilmente state scoperte tutte in un raggio di pochi anni luce da noi, lo stesso non si può dire delle nane brune e dei pianeti vagabondi. E così, di tanto in tanto, ne arriva una nuova ed è sempre più facile che segni un qualche record.
Ne abbiamo parlato spesso, ma ora siamo proprio al “dunque”. Qualsiasi momento può essere quello buono per assistere a un evento unico nel suo genere.
Sappiamo benissimo che la misura della pressione atmosferica è in grado di dare informazioni fondamentali per le previsioni meteorologiche. Se la pressione cambia abbastanza nella nostra atmosfera, figuriamoci di quanto può variare durante gli episodi violenti ed esplosivi dell’Universo. Purtroppo, non abbiamo barometri da inviare direttamente nel luogo dell’evento, ma sembra che si riesca a utilizzare un composto organico come messaggero di queste informazioni fondamentali. A questo composto chimico importa poco del tempo che è passato. Basta recuperarlo in qualche meteorite, che funge da bottiglia contenente il messaggio inviato in giro per il Cosmo.
Forse il titolo non è proprio giusto. Più che mantenersi sporchi i pianeti sembrano avere l’abitudine di sporcare le proprie stelle. Non sentiamoci esclusi da questa brutta abitudine: la Terra sarà probabilmente uno di questi .
Una recente ricerca teorica sulle stelle di neutroni ha stimolato un confronto molto interessante tra i due oggetti più “estremi” del Cosmo: le stelle di neutroni, appunto, e i buchi neri. Penso possa essere utile proporvela, soprattutto per comprendere meglio l’essenza di questi oggetti al limite della fisica.
Il telescopio infrarosso spaziale WISE ha compiuto la sua lunga e preziosissima ricerca nello Spazio relativamente vicino al Sole. Dopo aver osservato centinaia di milioni di stelle, molte del tutto sconosciute, ha potuto trarre conclusioni importanti e decisive. Facciamone un breve riassunto.
Il 23 luglio del 2012 poteva essere un giorno che non si sarebbe dimenticato tanto in fretta. Poteva significare una catastrofe immane per un mondo che sembra non poter più vivere senza la tecnologia elettronica. Siamo stati fortunati… sarebbero bastati nove giorni di differenza e sul nostro pianeta sarebbe caduto un silenzio dalle conseguenze inimmaginabili. La colpa è del Sole e dei suoi rari (fortunatamente) momenti di pazzia.
E’ stato raggiunto un record per la nostra galassia: è stata individuata la stella supergigante gialla più grande mai osservata, un vero mostro, almeno come dimensioni. Oltretutto non è nemmeno sola. I parametri che la caratterizzano sono impressionanti, ma vorrei inquadrarla un po’ meglio all’interno della grande famiglia stellare, dato che regna sempre un po’ di confusione tra giganti e supergiganti.
Sto per raccontarvi una favola. Una favola, però, reale che si ripete in tutto l’Universo ed è oggi facilmente osservabile nella vicina nebulosa di Orione, grazie ad ALMA, Sì, cari amici, quella macchiolina che tanto affascina gli astrofili non è solo una splendida cartolina illustrata, ma la sede di una favola a volte drammatica e a volte allegra e spensierata. Fosse una creazione umana, diremmo che è teatro del Bene e del Male, ma, essendo opera della Natura, possiamo solo dire che segue la sua perfetta armonia.