ALMA è veramente una meraviglia. Questa volta è riuscita a mostraci cosa stava capitando in una galassia ben 11.4 miliardi di anni fa, mentre si stavano preparando le sale-parto per migliaia di stelle.
Una nuova immagine di Cerere, mentre la navicella continua a scendere.
Come, in parte, già temevamo, anche la missione Dawn preferisce tenersi ben strette le ipotesi e le misure che sta eseguendo, senza rischiare di pubblicizzare troppo in fretta i possibili risultati. Forse vuole aspettare di vagliare le ipotesi della gente comune sulla natura delle macchie bianche e poi assegnare i premi in un fantasmagorico spettacolo televisivo. D’altra parte, il concorso è stato bandito e c’è poco da illudersi…
Due giovani italiane realizzano un geniale modello per lo studio dei frammenti spaziali che si originano nelle collisioni tra l’innumerevole spazzatura che orbita attorno alla Terra e che può causare gravi danni ai satelliti che continuano a essere immessi attorno al nostro pianeta. Ovviamente, Media INAF, i giornali e le TV non le hanno ritenute degne di menzione, preferendo i cinguettii e le giravolte sponsorizzate della simpatica AstroSamantha e i concorsi vari con premi e "cotillon", senza dimenticarsi dell’Expo!
Una recente ricerca basta su dati di Curiosity (qualcosa sta facendo…) ha chiarito abbastanza bene qual è il vero scopo delle continue missioni su Marte. Non ci deve stupire più di tanto, ma le cose sono ora dette in modo molto chiaro, anche senza leggere tra le righe…
Cosa ne direste di inviare una missione umana su Marte e poi avere a disposizione un gruppo di astronauti completamente incapaci di intendere e agire? Molto meglio i soliti robottini infestanti. Con grande dispiacere dei fautori dell’uomo conquistatore di altri mondi, questo sembra il prezzo da pagare per i viaggi spaziali. Larve umane senza un cervello efficiente.
Non solo barzellette per Cerere, che tra poco svelerà i suoi segreti. Innanzitutto la natura delle strane macchie bianche e luminose che sembrano essere sia calde che fredde. I media snobbano la missione. Forse è un bene e ci possiamo aspettare vere notizie scientifiche.
Bisognerà aspettare quasi sicuramente il telescopio spaziale Webb per riuscire a “vedere” le prime stelle dell’Universo, quella popolazione III di enormi dinosauri cosmici che ancora si cela nella nebbia della fase oscura. Non sarà impresa facile, ma simulazioni molto accurate prevedono che esse siano raggruppate in ammassi, capaci di raggiungere luminosità almeno cento milioni di volte superiore a quella del Sole.
Sarà, forse, perché si sente troppo osservato e -soprattutto- calpestato, ma Marte fa di tutto per nascondere molti dei suoi segreti. Ancora una volta, malgrado le passeggiate mediatiche di Curiosity che continuano a entusiasmare molti astrofili di un certo tipo e a farli viaggiare verso conquiste future del pianeta rosso, non solo improbabili, ma scientificamente ridicole, le informazioni più interessanti provengono sempre dagli strumenti che guardano da lontano il nostro vicino di casa. E’, oggi, la volta dei suoi ghiacciai, sapientemente coperti dalla polvere.
Sembra quasi impossibile… Lo strumento forse più entusiasmante dell’astrofisica moderna ha avuto il “coraggio” di dedicare parte del suo tempo osservativo a un piccolo e brutto asteroide! Una notizia che ha quasi dell’incredibile. Quando inserisco un articolo sugli asteroidi, che non siano -ovviamente- trattati come minacciosi portatori di morte e distruzione, il calo dei lettori è immediato. Ma come? Con tutte le meraviglie delle stringhe, dei multiversi, della materia oscura sempre più scura e mille altre cose, di cui ben pochi hanno una benché minima preparazione di base, dobbiamo perdere il nostro tempo a leggere notiziole su queste insignificanti schegge vaganti? Nel nostro “circolo”, la caduta di interesse è decisamente ridotta rispetto ad altri siti, ma, comunque, gli asteroidi restano sempre oggetti di serie B o forse C. E’ con piacere, quindi, che vi voglio “annoiare” con le osservazioni del piccolo pianeta 3 Juno (Giunone, insomma), a cui ho dedicato parte del mio lavoro professionale.
Accoppiando le osservazioni di Planck con quelle di Herschel (intesi come telescopi spaziali) si è riusciti a osservare i precursori delle più grandi strutture dell’Universo, gli ammassi galattici. E’ un po’ come se si fossero viste le prime scimmie che stavano trasformandosi in uomini. Un passo decisivo per la comprensione del Cosmo.
Grande risalto a una notizia non-notizia: Rosetta scopre l’azoto sulla sua cometa, ma è molto poco e conferma perché non si era mai trovato in precedenza con missioni meno ravvicinate e durature. Dopo l’acqua adesso sembra che le comete non ci abbiano nemmeno portato l’azoto. I loro fratellini asteroidi alzano sempre più la … cresta!
In mezzo al disco protoplanetario, dove si sono formati i pianeti, deve esistere una regione particolare, nascostasi piuttosto bene nel tempo. Lo dimostrano analisi di alcune meteoriti che si devono essere formate in un ambiente particolarmente ricco di ossigeno e zolfo, ben prima che le particelle si unissero tra loro per accrescersi fino a formare gli asteroidi e i pianeti.
Questo articolo prende spunto da una delle tante iniziative mediatiche dell’Agenzia Spaziale Europea e non vuole essere assolutamente una critica fine a se stessa, ma un’occasione per discutere di un argomento che mi sta molto a cuore: l’insegnamento dell’astronomia nelle scuole e non solo.
Dawn è stato catturato dalla gravità di Cerere e ha iniziato a orbitare attorno al pianeta nano e alle sue strane macchie bianche.
In mancanza di meglio, Rosetta ci spiega due fenomeni vecchi come il … “cucco”. In qualche modo bisogna passare il tempo e mostrasi utili!