Continuiamo e portiamo (almeno per ora) a termine il percorso attraverso alcune delle opere più celebri di Giordano Bruno: i tre dialoghi filosofici scritti nel prolifico periodo londinese che racchiudono il cuore pulsante della sua visione cosmologica. In questo articolo, oltre all'opera citata nel titolo, parliamo anche del "De la Causa, Principio et Uno". Buona lettura!
Il titolo non è di quelli che catturano... Non si parla, infatti, di collisioni o di distruzioni del genere umano. Per cui, spesso si decide di soprassedere e lasciare questi pezzetti di roccia dove stanno e pensare ai misteriosi giganti dell’Universo (non nel nostro blog, però, dove le dimensioni non hanno importanza!). E’ un vero peccato, perché molte conquiste scientifiche si devono proprio a questi corpi minori che hanno caratteristiche impossibili da trovare altrove. In particolare, essi - nel loro piccolo - sono stati capaci di dimostrare la veridicità di molte ipotesi teoriche e di processi non rivelabili nei giganti cosmici.
Questo lungo articolo contiene quelli relativi all'entrata dentro un buco nero, descritto attraverso la metrica di Schwarzschild. Alcune parti contengono concetti e visualizzazioni non banali, anche se sono state escluse tutte le formule matematiche. I risultati, però, sono talmente brillanti, che meritano un piccolo sforzo in più.
Questo articolo lo dovevo a un genio come Karl Schwarzschild, anche solo per il fatto di essere stato il primo a trovare una soluzione delle equazioni della relatività generale di Einstein. Inoltre, proprio la sua metrica viene utilizzata per poter descrivere ciò che capita all’interno dell’orizzonte degli eventi e dare il via ai diagrammi di Penrose (che abbiamo già introdotto). Non dimentichiamo, inoltre, che proprio la sua soluzione ha portato alla conoscenza degli attori più esotici del Teatro dell’Universo, i buchi neri. Ho dovuto limitare la descrizione alle parti maggiormente divulgabili, tralasciando le parti più “matematiche” e complesse. Spero che i concetti generali siano comunque facilmente comprensibili. Per i più esperti ho riportato i link a un paio di articoli che mi sembrano veramente completi.
La visione dell’Universo e dell’infinito, pensata ed espressa da Giordano Bruno nelle sue opere, è sicuramente l’idea più straordinaria e moderna e, come tale, quella che “doveva” portarlo al rogo. Tuttavia, ben altre conquiste “scientifiche” sono da ricondurre al suo genio. Cercheremo di analizzarle un po’ alla volta, come se mordessimo di qua e di là uno squisito manicaretto, senza nessuna regola prefissata (in questo, seguendo in qualche modo uno dei concetti fondamentali di Bruno). Non stupitevi, ma si parlerà anche di relatività einsteiniana, di calcolo infinitesimale e di … Shakespeare.
Questo lungo articolo copre tutti gli aspetti (o quasi) dell'aberrazione luminosa. Un fenomeno di interesse estremo sia consideratolo attraverso la fisica classica che attraverso la relatività, di cui è una semplice approssimazione. Come si vede gli asterischi sono variabili, da due a quattro, a seconda della trattazione che si utilizza, Sta al lettore decidere se seguire il tutto o saltare gli argomenti più ostici. Per questi ultimi è necessaria una preparazione di base della relatività ristretta e della sua rappresentazione nel diagramma di Minkowski. Per gli altri basta solo un minimo di attenzione e di volontà di capire. In ogni modo, entrambe le strade portano a una conclusione che reputo soddisfacente.
Questa volta ci dedichiamo maggiormente all’avventura che non alla Scienza (a parte l’appendice dedicata al grande Halley): il transito di Venere del 1761.
Continuiamo con la storia della determinazione della distanza del Sole, dopo la pausa introdotta con il quiz su Marte, che si rifaceva alla tecnica usata da Cassini. Il solo Paolo l’ha affrontato con grande accuratezza, facendomi pensare che questo argomento sia considerato, per molti, poco importante o interessante. Niente di più sbagliato. Non solo l’esatta determinazione della distanza Terra-Sole ha permesso di definire un’unità di misura fondamentale per qualsiasi approccio quantitativo al nostro Sistema Solare (l’Unità Astronomica), ma la lunga storia che l’accompagna permette di ripassare e di capire meglio tanti concetti relativi alla parallasse, ai transiti, alla trigonometria sferica e alle leggi di Keplero. Un consiglio? Rileggetevi le puntate precedenti e seguite quelle che usciranno. In alcuni casi ci sarà anche l’avventura portata a limiti estremi…
Oggi, guardando lo splendido video del nostro amico Alan su Henrietta, ho notato con piacere che si è soffermato sulla distanza assoluta di riferimento necessaria per potere applicare la legge tra periodo e luminosità delle cefeidi. In particolare, si dice giustamente che il metodo classico delle parallassi stellari non era ancora applicabile, a quei tempi, a nessuna cefeide della nostra galassia.
Concludiamo l'argomento dell'aberrazione della luce con due applicazioni pratiche. In questo articolo parliamo di uno straordinario metodo utilizzato sfruttando i dati di Kepler. Keplero e Einstein: che bella coppia!
Gli anni passano e insieme a loro anche i secoli, ma la distanza del Sole non è più una problematica interessante. In fondo il Sole gira intorno alla Terra e la sua luce e il suo calore sono opera sicuramente divina. E’, probabilmente, un sacrilegio cercare di misurare qualcosa che è superiore alla limitatezza umana. Con l’avvento della teoria copernicana, però, tutto cambia e la scienza astronomica si scatena verso quello che viene, adesso, considerato un dato fondamentale.
Per parlare della determinazione della distanza del Sole non possiamo assolutamente non richiamare il contributo dei grandi scienziati greci. Non sono cose nuove e le abbiamo già trattate, ma è giusto tornarci brevemente sopra per dare un quadro storico-scientifico il più completo possibile.
Seguendo gli articoli di Enzo ho notato che citava l'utilizzo della "lagrangiana", per la soluzione di un problema relativo ai punti lagrangiani. Avevo già visto citato questo misterioso oggetto anche da altri che ne parlavano come di una cosa fondamentale nella fisica classica e, ancora di più, nella fisica moderna. A grandi linee sapevo di cosa si trattasse, ma non avevo mai approfondito l'argomento. La citazione di Enzo mi ha incuriosito ulteriormente e ho cercato di capire meglio cosa fosse questa lagrangiana. Questo articolo raccoglie tutti i capitoli usciti a puntate ed è stato inserito negli approfondimenti.
A questo punto possiamo dimostrare e calcolare la frequenza luminosa che arriva all’osservatore sull’astronave. Come già detto, e per costruzione, la dilatazione del tempo, dovuto al moto, corrisponde perfettamente alla lunghezza delle congiungenti i punti dell’ellisse con uno dei due fuochi.
Detto in parole molto semplici (a parte i tentativi nemmeno troppo convincenti di riuscire a non sparare a raffica sulla materia oscura), la rotazione di tutti i tipi di galassie segue una legge simile che dipende direttamente dalla materia visibile. Se preferite, vi è una stretta correlazione tra la rotazione (o l’accelerazione radiale, che è la stessa cosa) e la materia barionica visibile. Il modello cosmologico si incrina notevolmente…
"Non so come io appaia al mondo, ma per quel che mi riguarda, mi sembra di essere stato solo come un fanciullo sulla spiaggia che si diverte nel trovare qua e là una pietra più liscia delle altre o una conchiglia più graziosa, mentre il grande oceano della verità giace del tutto inesplorato davanti a me" (Isaac Newton)