La celebre e struggente canzone di Fabrizio De André dice giustamente che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, ma, nell’Universo non corrotto dalle miserie umane, i diamanti possono far nascere informazioni importantissime.
Bambini che giocano e che creano utilizzando ciò che li circonda: cosa c’è di più bello? I cuccioli d’uomo si stanno perdendo dietro la tecnologia infantile, che prende il posto delle mani e della mente, le stelle, invece, continuano a non cambiare e a divertirsi, con polvere e gas, anche dopo miliardi di anni di esistenza del loro teatro.
Questo articolo si riferisce a una notizia che, nel mio intimo, speravo di leggere da molto tempo. Non c’è assolutamente niente di risolutivo ma la mia parte fantasiosa sta già navigando senza freni. E voglio rendervene partecipi anche se so che è sicuramente troppo presto per fare illazioni. Tuttavia l’uomo è sia scienza rigida che immaginazione, etica ed estetica. Ebbene la notizia che sto per darvi sta, per me, proprio a metà strada e mi fa sognare di avere visto l’inizio di qualcosa di veramente speciale che forse alla fine sarà ovvio come tutte le grandi leggi della Natura.
Parliamo spesso del radiotelescopio ALMA e delle sue eccezionali scoperte... ma lo sapete che ha iniziato a sfornare meraviglie quando ancora non era completato? A tal proposito, mi fa piacere riproporvi questa news pubblicata nel vecchio sito nel gennaio 2013, nella quale si parla della scoperta del meccanismo attraverso il quale la nascita dei pianeti può favorire anche la crescita della loro stella: un lavoro di equipe veramente affascinante che potrebbe rappresentare la norma per molti sistemi planetari.
Sappiamo benissimo che un pianeta si costruisce un po’ alla volta, a partire da polvere minutissima che si aggrega in corpi sempre più grandi (planetesini, asteroidi, ecc.) fino alla formazione di un vero pianeta autosufficiente. Tuttavia, questo meccanismo richiede tempo ed è difficile concederglielo.
ALMA spia nei nidi d’infanzia e cerca di farci capire come siamo nati. Potremmo mai ringraziarlo abbastanza?
Quando leggerete la storia sui media troverete parole come instabilità e turbolenza… insomma, una disperata ricerca di un nome tecnico per un fenomeno a dir poco incomprensibile. Dato che c’è di mezzo il solito ALMA, e ormai siamo diventati amici, possiamo raccontare (in silenzio) la vera storia… a cui nessuno vorrà credere.
Sembrava proprio che me lo sentissi… Ho appena parlato di stabilità dei sistemi planetari rifacendomi a una tesi di laurea (finita quasi subito nel dimenticatoio) ed ecco che le sue conclusioni relative ai Giove-caldi escono prepotentemente alla ribalta attraverso le osservazioni di Kepler e dell’Osservatorio franco-canadese delle Hawaii. Qualcosa va sicuramente cambiato nelle odierne visioni delle migrazioni (in tutti i sensi, purtroppo!).
Abbiamo appena parlato di un pulcino planetario che potrebbe già essersi formato solo dopo un milione di anni dalla nascita della sua stella, ed ecco che un pianeta ben più grande di Giove conferma in pieno questo risultato abbastanza sconvolgente.
E’ ormai diventata una delle immagini astronomiche più celebri degli ultimi anni (almeno per noi). Stiamo parlando del disco proto planetario attorno alla giovanissima stella HL Tau, ripreso con emozionanti dettagli da ALMA. Ne abbiamo parlato più volte, quasi seguendo in tempo reale la nascita e la crescita dei pianeti in formazione. In realtà, non se ne sono ancora visti, ma ci sono dettagli che potrebbero farli intuire.
Se volete misurare distanze troppo piccole nel Cosmo, potete sempre provare a sentine la eco...
ALMA ci vizia veramente. Dopo aver individuato il luogo in cui si sta accumulando materia, prossima a completare la formazione di un pianeta, è riuscita a vedere una zona in cui l’operazione dovrebbe essersi conclusa. In particolare, ciò è capitato attorno a una stella simile al Sole e alla distanza della nostra Terra.
Il titolo non mi piace, ma sono in qualche modo costretto a scriverlo, dato che sono “ufficialmente” chiamate così. Si parla di stelle che nelle prime fasi della loro vita si nutrono dei loro stessi figli. E tra queste stelle potrebbe esserci stato anche il Sole…
Kepler (e non solo) ha aggiunto centinaia e centinaia di nuovi pianeti alle stelle della nostra galassia. Ovviamente sono pianeti già formati, capaci di nascondere un po’ della luce della stella attorno a cui rivolvono. Forse, però, si può fare di più e andarli a scoprire quando sono ancora nascosti dalla nube proto planetaria. Il computer, se usato bene, può decisamente aiutare.
Tutto ci si poteva aspettare da un disco protoplanetario, ma non certo ciò che si è visto attorno alla stella AU Microscopii. Il suo disco di polvere, in cui potrebbero formarsi (o già essersi formati) dei pianeti, è attraversato da onde che si propagano a velocità pazzesca. L’origine potrebbe riferirsi a "flare" stellari. Mamma mia… meno male che il Sole è una stella di buona famiglia!
Eccezionali osservazioni del VLT hanno mostrato un protopianeta che deve ancora concludere la sua formazione: un vero parto in diretta…