Ormai sappiamo molto bene che i buchi neri centrali di due galassie, che si sono scontrate e fuse assieme, sono capaci di unire le loro forze e di diventare uno solo: per una grande galassia ci vuole un grande buco nero (come, più o meno, recitava una celebre pubblicità). Mentre lo fanno, stropicciano talmente lo spaziotempo che si è già riusciti con i mezzi terrestri (LIGO) a sentire (o vedere o come preferite) le onde gravitazionali che hanno emesso. Ma quanto è frequente questo gioco di collaborazione completa?
La nostra galassia, ma quasi sicuramente non è la sola e potrebbe rappresentare la norma per quelle della sua grandezza, sembra che abbia concluso una sua vita produttiva iniziale per poi risvegliarsi anche se in modo molto meno violento.
E’ sempre affascinante poter vedere, ancora in vita, i nostri più antichi progenitori. Sono magari molto invecchiati, ma ci riportano indietro di circa 12 miliardi di anni, quando la nostra galassia aveva creato le sue prime stelle. Una bellissima scoperta, non nuovissima, ma che ultimamente è stata rifinita. Peccato che un così bel lavoro abbia mostrato ancora una volta il pressapochismo di Media INAF e la ripetizione del deleterio sistema del copia e incolla, eseguito senza mai controllare l’articolo originale. Potremmo anche definirlo un piccolo falso che fa coppia con quanto successo, da poco, in merito all’articolo di Rampino sulla periodicità dei crateri terrestri d’impatto e delle estinzioni biologiche.
Sarebbe bello poter vedere l’intera vita della nostra galassia… Non potremmo nemmeno accontentarci di ciò che ha “registrato” il nostro Sole che è venuto al mondo quando gli avvenimenti più eccitanti si erano già conclusi. I suoi “selfie” (si dice così?) servirebbero ben poco, dato che bisognerebbe tornare indietro di oltre 11 miliardi di anni, almeno. Tuttavia, la luce con la sua “lentezza” ci viene in aiuto e dopo tanto lavoro è stato ricostruito l’album di famiglia della Via Lattea.
Sembrerebbe una risposta (molto preliminare) a quanto abbiamo descritto solo ieri. Il ruolo dei filamenti è stato ulteriormente analizzato e il loro compito identificato ancora meglio. In qualche modo la ricerca dà ulteriore vigore alla nostra similitudine tra castelli medievali e struttura a grande scala dell’Universo. Sono particolarmente contento di aggiungere questa nuova… puntata.
Osservazioni spinte ai limiti tecnologici hanno mostrato che le galassie più antiche (rispetto ad oggi) sapevano crescere molto più in fretta di quanto non abbiano fatto col passare del tempo. Qualcosa di simile alla crisi economica di oggi? Quando c’è vera fame ci si rimbocca le maniche?
In questo articolo mostriamo un effetto ben noto a tutti voi e che si “prova”direttamente, correndo a grande velocità. Se poi vi spostate, tenendo in mano quel bellissimo e comunissimo insieme di semi che formauna specie di sfera (vedi figura) prodotto dal tarassaco (dai fiori gialli e spesso infestante), vi accorgete che la pressione che sentite sul viso è in grado di staccare i semi e lasciare dietro di voi una scia di piccoli paracadute.
Le capacità di Hubble, unite alla perseveranza, passione e attenzione degli astronomi dilettati (o anche semplici appassionati), hanno scoperto un chiaro segnale di maturità nell’evoluzione galattica. Vi sembra poco?
Un lavoro paziente e preciso, un’analisi dettagliata delle immagini più raffinate ed ecco pronto un album fotografico che segue la vita della Via Lattea per ben undici miliardi di anni. Un po’ di commozione, di nostalgia, ma anche tanta emozione.