Come e perché sia uscita dalla Via Lattea circa 70 milioni di anni fa, probabilmente non lo sapremo mai... quel che è certo è che tra altri 30 vi rientrerà, dando nuovo grande impulso alle nascite stellari di questa nostra vecchia galassia, ormai a crescita quasi zero da troppo tempo! Stiamo parlando della nube di Smith: un migrante galattico che entra e esce a suo piacimento senza bisogno di passaporto, oppure solo uno dei tanti divertenti giocattoli di un Universo buontempone?
Nessuna scoperta eccezionale, ma una collezione, attenta, continua e completa di 11 miliardi di anni del nostro Universo. Hubble e gli altri grandi colleghi terrestri sono riusciti a mettere insieme un'immagine che -a dir poco- deve essere considerata "storica".
Scoperta la prima stella di neutroni, molto timida, al di fuori della Via Lattea.
Si stava studiando una supernova ed ecco accendersi una piccola “lampadina”. Una stella normale, anche se molto luminosa. Troppo distante, però, per essere vista. Una lente gravitazionale più che perfetta, che ha visto probabilmente una stella di tipo solare come lente. Un lavoro di estrema finezza che sembra quasi impossibile possa capitare.
Cefeidi, stelle variabili fondamentali per l'astrofisica. La loro scoperta è merito di una donna, un pilastro della storia astronomica, che non ha purtroppo ricevuto i riconoscimenti che meritava. Ma a quei tempi il maschilismo era ancora più forte di adesso. Parliamone un po'...
Quando l’analisi scientifica dei dati osservativi riesce a costruire un modello utilizzabile perfino degli alunni delle scuole medie inferiori, non deve assolutamente passare in silenzio. Soprattutto se esso permette di calcolare con ottima precisione (non inferiore a quella di metodi ben più complessi) la massa dei buchi neri galattici.
Siamo ormai abituati a scoprire satelliti negli oggetti della Kuiper Belt. Non possiamo, perciò, meravigliarci che anche il pianeta nano Makemake ne possegga uno. Anzi, sembrava strano non averlo ancora scoperto. Ci ha pensato Hubble, come al solito…
Non è facile ricevere una lettera capace di mandarci un’informazione luminosa (le uniche che siamo capaci di leggere, per adesso…) che abbia viaggiato per 13.4 miliardi di anni lottando contro l’espansione dell’Universo e contro l’arrossamento della luce, ma il messaggio è arrivato ed è sicuramente uno dei primi che indichino un oggetto in cui la materia si è sicuramente formata ed evoluta. E’ una piccola e debole galassia, ma Hubble ha letto le poche righe e –dicono- si sia profondamente commosso!
No, calmi tutti! Non sto parlando di massa oscura, ma di massa “scura”, ossia difficilmente visibile, ma del tutto “normale”. Per adesso il risultato è stato ottenuto per la nostra vicina di casa, Andromeda, ma… chissà
Non ci occupiamo dei redivivi dischi di vinile, ma di dischi molto più importanti per l’Universo, nascosti negli archivi di Hubble. Nuove tecniche di analisi li hanno resi visibili e danno grandi speranze per il futuro. Ricordiamo che anche noi siamo nati così e questi dischi ci raccontano la nostra giovinezza.
Una news particolarmente interessante, dato che riguarda il più potente buco nero stellare mai osservato. Ne approfitto per fare un semplice (e semplicistico) riassunto dello stato dell’arte sull’osservazione dei buchi neri, sia stellari che galattici.
Mettendo duramente al lavoro Hubble e sfruttando le sue enormi capacità nel rivelare i più piccoli spostamenti, si è riusciti, per la prima volta, a calcolare la rotazione di una galassia attraverso lo studio delle velocità delle sue singole stelle. Un passo avanti incredibile per gli studi futuri sulla dinamica delle grandi strutture dell’Universo.
Le capacità di Hubble, unite alla perseveranza, passione e attenzione degli astronomi dilettati (o anche semplici appassionati), hanno scoperto un chiaro segnale di maturità nell’evoluzione galattica. Vi sembra poco?