E' un momento in cui la campagna SETI, dedicata a cercare di "sentire" segnali provenienti da abitanti di esopianeti, tecnologicamente avanzati, sta avendo nuovi impulsi. Che speranze abbiamo?
Non vi è dubbio che il transito di Venere davanti al Sole sia un fenomeno tra i più seguiti da qualsiasi tipo di "osservatori" del Cielo. Si sente parlare di cicli di visibilità che spesso permettono di vedere il fenomeno dopo pochi anni e a volte dopo più di un secolo. Si trovano dappertutto numeri e date ad essi relativi, ma forse poco si fa per spiegare come tutto ciò avviene. Questo articolo non vi dà, perciò, i soliti “numeri”, ma descrive soltanto i concetti base. Poi tutto diventa semplice...
Questo articolo, diviso in due (o più?) parti vuole ricostruire l'origine delle prime ricerche dedicate agli asteroidi doppi. In particolare, parlerò del mio primo modello che rappresenta l'inizio di successive indagini teoriche in cui vennero rapidamente inserite le famose "pile of rubble", rese celebri molti anni prima nientedimeno che da Paperino e da Zio Paperone. Per molti anni ci dovemmo accontentare di teorie fino a che il flyby della sonda Galileo, nel 1993, non scoprì Dattilo, il piccolo satellite dell'asteroide Ida, che diede una conferma definitiva a un'idea quasi dimenticata e che fece tornare in auge molte delle caratteristiche previste per la scoperta degli asteroidi doppi, oggi considerati una quasi normalità.
Il banale quiz, presentato ieri, si risolve immediatamente con carta e matita e senza bisogno di essere astrofisici all'ultima moda... e senza ricorrere a stellarium. Basta poco per scendere dal proprio gradino posticcio e ricordare la geometria più semplice: un po' di umiltà non fa mai male, anche se ci si considera un luminare... Comunque, ringraziamo l'orrore scientifico per averci permesso di fare un po' di divulgazione terra-terra, ma sincera e corretta.
Approfitto di uno dei soliti “orrori” divulgativi che si trovano nel web, per dare a voi la parola. Sono sicuro che scoverete subito quanto sia facile e deleterio comunicare un concetto sbagliato ai principianti. E nessuno che se ne accorga (anzi lo acclama) o che abbia “voglia” di avvertire l’autore (un astrofisico, oltretutto). Ma sì... che il popolo "bue" rimanga pure nell’ignoranza…
Non è un pesce d’aprile, ma una ricerca seria e decisamente in linea con la natura umana. Cosa faremmo noi se incontrassimo degli alieni di livello tecnologico inferiore? Basta pensare alla conquista “religiosa” dei popoli dell’America e dell’Africa e vengono i brividi. E allora, perché non pensare che tutti siano come noi e cercare di nasconderci invece di comunicare?
Sapete che non parlo spesso di esopianeti di tipo terrestre né tantomeno di possibilità di vita al di fuori della nostra. Penso sia ancora troppo presto e forse è un’impresa che rimarrà un sogno. Tuttavia, sono apparsi due articoli a riguardo che vale la pena ricordare: uno più ottimista, di carattere quasi psicologico, e l’altro più scientifico e molto meno ottimista.
Ripropongo un articolo nato tempo fa da una domanda del nostro assiduo amico AlexanderG. La risposta è stata data in modo molto rozzo, ma sufficiente ad avere un’idea dei numeri in gioco. Si può fare certamente di meglio e di più, e se qualcuno vuole provare ad affinare le cose… ben venga.
Questa recente scoperta osservativa è molto semplice da riportare, me le conseguenze potrebbero essere di estrema importanza, dato che si riferiscono ai processi legati alle prime fasi della nascita delle stelle doppie.
Vi ho tartassato a lungo con la spiegazione dei fenomeni mutui dei satelliti galileiani (ricordate il Super Kepler?). Chi ha letto quegli articoli dovrebbe ora sapere il come, il quando e il perché. Diventa, allora, estremamente istruttiva una splendida ripresa eseguita dal “solito” astrofilo giapponese di turno, fatta con mezzi a dir poco elementari.
E’ da poco che ho inserito negli “approfondimenti” la descrizione dei fenomeni mutui dei satelliti medicei. Un’ottima occasione per capire ancora meglio cosa può succedere durante le occultazioni stellari e i transiti degli esopianeti.
I satelliti di Giove hanno cominciato a giocare a nascondino tra di loro. Un fenomeno ricorrente che assume ancora un’importanza professionale. Vale la pena cercare di capire bene la configurazione geometrica che li rende possibili. Niente di difficile e completamente descrivibile con un foglio e una matita, senza bisogno di programmi prefabbricati che vengono presi a scatola chiusa. Sono sicuramente affascinanti, ma insegnano poco o niente. Continuo a lottare a favore della mente e contro la pappa pronta che vogliono imporci media e internet. Seguire questo lungo articolo è, inoltre, un fondamentale esercizio di geometria che non può che aiutare in contesti ben più generali. Spazio-tempo, multiversi, meccanica quantistica, relatività, ecc., ecc., sono argomenti affascinanti, ma senza le basi della geometria, della matematica e della fisica elementare, rimangono soprattutto belle "parole", ma sempre troppo lontane per essere veramente tangibili.
Il Sole è stato un meraviglioso Super-Kepler per l’osservazione dei transiti mutui degli oggetti del sistema di Giove. Non si è accontentato, però, di osservare e ha deciso di illuminare la scena rendendo tutti (o quasi) partecipi dello spettacolo, attraverso le eclissi. Ora, però, anche la Terra vorrebbe fare lo stesso…
Abbiamo visto che considerare il Sole un osservatore passivo oppure attivo non influenza assolutamente il procedimento utilizzato per stabilire le condizioni che portano ai transiti e/o alle eclissi dei satelliti di Giove (e di tutti pianeti). Continuiamo allora a considerare il Sole come osservatore passivo, sapendo benissimo come fare a ribaltare la situazione, facendo accendere la luce alla nostra stella. In altre parole, i transiti visti dal Sole descrivono perfettamente le eclissi viste da Giove o dai satelliti (e da molti altri punti dello spazio). L’abbiamo fatto la volta scorsa e continuiamo su questa strada.
Finora abbiamo considerato il Sole come un naturale telescopio spaziale che, durante il suo moto attorno a Giove, può sicuramente osservare il transito dei satelliti medicei davanti (e dietro) il pianeta gigante. Abbiamo anche utilizzato coordinate celesti per rappresentare professionalmente la situazione e disegnare le figure relative. Il Sole è un osservatore fortunato, dato che riesce a vedere i transiti quasi sempre e ha solo un piccolo “buco” relativo a Callisto. Si può fare anche di meglio e legare le osservazioni del Sole al tempo che scorre. Nel frattempo, però, ci stiamo accorgendo che sul Sole fa troppo caldo e che è meglio cambiare punto di osservazione. Il Sole ha la fortuna di essere un osservatore “attivo”, basta accendere la luce!
Bene. Possiamo abbandonare il nostro Super Kepler che vaga nello Spazio interstellare, dato che ci spostiamo all’interno del Sistema Solare. Qui non ne abbiamo più bisogno, dato che ne abbiamo già uno veramente fantastico, dalle caratteristiche molto particolari. No, non è stato costruito dall’uomo: è del tutto naturale e conosce molto bene i pianeti e i loro satelliti, dato che è stato proprio lui a costruirli. Ovviamente, sto parlando del Sole.
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