Il primo passo, sicuramente il più ovvio e generalmente seguito dagli astronomi che studiano gli esopianeti delle zone abitabili, è trovare il pianeta. Se è nella giusta posizione, si può poi pensare di adottare altre tecniche per lo studio dell’atmosfera, della temperatura, della composizione chimica del suolo, ecc., ecc ., e valutare se la possibilità di vita può anche diventare probabilità. Come ben sappiamo, queste tecniche sono ancora in una fase troppo primitiva per essere considerate valide. Ora nasce un’idea del tutto rivoluzionaria (applicabile per adesso in pochissimi casi): perché non cercare prima la vita e poi il pianeta?
Un risultato ottenuto durante le operazioni di Curiosity getta molta acqua fredda sulla possibilità di trovare tracce di vita sul pianeta rosso o anche solo composti organici a lei molto vicini. La conclusione sembrerebbe sincera, ma mi permetto di dubitare un poco di un problema venuto stranamente a galla molto in ritardo.
Il riscaldamento globale ci stava facendo vivere giorni da incubo. Meno male che lui ha smesso di prendersela con la Terra. Ma il Sole la pensa allo stesso modo? Sembra proprio di sì: per almeno 1,8 miliardi di anni ci scalderà senza crearci problemi. Potete pianificare le vostre prossime vacanze. Dopo, però, che fare?